I punti oscuri dell’attentato dell’Isis-K a Mosca

La strage della Crocus City Hall è arrivata a causa di gravi buchi dell’intelligence russa, incapace di prevenire e poi arginare l’attacco terroristico che ha sconvolto il Paese, nonostante Mosca fosse stata avvertita del pericolo dagli Stati Uniti. I quattro membri del commando, tutti cittadini tagiki e arrestati nel giro di poche ore, sono già comparsi in aula. Dietro all’attacco ci sarebbe l’Isis, che aveva da tempo la Russia nel mirino. Ma la vicenda ha ancora tanti, troppi punti oscuri.

L’8 marzo l’ambasciata degli Stati Uniti a Mosca aveva emesso un’allerta su possibili attacchi terroristici nei luoghi affollati di Mosca. E poco prima le forze speciali russe avevano smantellato una cellula terroristica islamica in Inguscezia, uccidendo sei militanti. Eppure, la sala concerti di Krasnogorsk, parte del più vasto complesso Crocus City, non era sorvegliata a dovere. Secondo testimonianze, la polizia ha impiegato dai 35 ai 45 minuti per intervenire. Certo, stiamo parlando di un luogo a 20 chilometri dalla Piazza Rossa, dunque non nel centro cittadino. Tuttavia, il mancato controllo da parte delle forze dell’ordine resta un fatto insolito.

C’è poi un altro aspetto legato alla Crocus City Hall e che non riguarda l’assenza di adeguata sorveglianza. Secondo alcune testimonianze, durante l’attacco terroristico non è stato possibile aprire diverse porte che portavano a scale antincendio e al tetto dell’edificio, chiuse con lucchetti per biciclette. Secondo quanto riferito da testimoni, non si è attivato nemmeno il sistema automatico di allarme antincendio del locale. Questo ha certamente contribuito a far alzare il bilancio delle vittime.

Anche se l’attenzione è concentrata sui quattro esecutori materiali della strage, le autorità russe hanno reso noto di aver fermato in tutto undici persone. I membri del commando sono stati bloccati, dopo aver percorso 400 chilometri, nella regione di Bryansk; dunque, in direzione dell’Ucraina, che secondo Vladimir Putin sarebbe stata pronta ad accogliere i fuggiaschi aprendo unafinestralungo il confine. Che, è bene sottolinearlo, al momento è uno dei più blindati del pianeta. L’oblast’ russa di Bryansk confina anche con la Bielorussia e alcuni arresti sarebbero avvenuti a pochi chilometri dalla frontiera che separa i due Paesi. Particolare non da poco: la Renault a bordo della quale viaggiavano i terroristi in fuga aveva targa bielorussa e non ucraina, come sostenuto da alcuni organi di informazione di Mosca. Per la cronaca, degli altri sette arrestati per ora non si sa niente.

Le forze russe hanno diffuso filmati del post-arresto. Uno dei video mostra uno degli attentatori trattenuto a terra da un soldato, che lo prende per i capelli: l’uomo dice di essere arrivato in Russia dalla Turchia il 4 marzo, di aver agito per denaro, per mezzo milione di rubli, 5mila euro, e di esser stato contattato dall’assistente di un predicatore su Telegram. Per quanto l’Isis sia effettivamente attivo nella ricerca di proseliti sul Web, sarebbe un’anomalia rispetto al suo modus operandi. Roba da reclutamento di mercenari, più che da Stato Islamico.

Shamsidin Fariduni e Mukhammadsobir Fayzov, due dei quattro membri del commando, hanno visitato l’edificio più volte prima dell’attacco. Almeno in cinque occasioni nelle due settimane precedenti. Il primo, ‘capo’ del gruppo che ha fatto fuoco, appare persino in una foto scattata il 7 marzo da uno dei fotografi ufficiali della Crocus City Hall. Anche se si sarebbero incontrati per la prima volta pochi giorni prima dell’attacco, tre dei quattro terroristi si trovavano in Russia da diversi mesi. E sono riusciti a eludere i radar dei servizi di Mosca con apparente facilità.

Da parte sua, Putin si rifiuta di parlare di terrorismo jihadista. Ammettere una minaccia interna e quindi l’apertura di un nuovo fronte lo indebolirebbe: a costo di negare l’evidenza, lo zar ha tutto l’interesse a insistere sulla pista ucraina. Ma questo chiaramente è tutt’altro che un punto oscuro: è pura strategia.

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