Qual è il bilancio della missione di Blinken in Cina?

A inizio anni Settanta, gli Stati Uniti annodarono le relazioni con la Cina comunista per mettere in minoranzal’Unione sovietica e accelerare la sua capitolazione durante la Guerra fredda. Poco più di mezzo secolo dopo ci sono molte meno illusioni sulla possibilità di rompere la partnership strategica tra Pechino e Mosca.

Lo sa bene anche Antony Blinken, nonostante la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova abbia etichettato proprio così il viaggio del segretario di Stato americano in Cina: “Vuole creare divisioni tra noi e Pechino”. D’altronde, le due potenze si comportano come se la vera rivalità fosse la loro. Nessuno dei due sembra però desiderare che da rivali ci si trasformi in nemici, col rischio di ritrovarsi magari a combattere un’ipotetica guerra che non vuole nessuno.

Il bilancio della tre giorni cinese di Blinken è, come prevedibile, ondivago. È senz’altro servito a mantenere aperto un canale di dialogo che lo stesso segretario di Stato ha contribuito a riaprire col suo precedente viaggio di giugno 2023, quattro mesi dopo quello saltato a causa dello scandalo del presunto pallone spia cinese sui cieli americani. Canale confermato dal fatto che Blinken è stato ricevuto dal presidente Xi Jinping a conclusione della visita. Sono arrivati anche degli accordi su alcuni temi, come il contrasto alla diffusione del fentanyl, oppioide che sta causando molte vittime negli Usa. Ma sui dossier più strategici il disaccordo resta e si fa persino più evidente di prima.

Lo ha sottolineato lo stesso ministro degli Esteri Wang Yi, aprendo i colloqui bilaterali di venerdì: “Le relazioni si sono in generale stabilizzate, ma i fattori negativi continuano ad aumentare e ad accumularsi”. La priorità indicata da Blinken per il suo viaggio era d’altronde la volontà di esercitare pressioni affinché la Cina interrompesse il sostegno finanziario alla Russia.

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