Zhang condannato a versare 320 milioni a una banca cinese

La Corte d’Appello di Milano ha confermato la sentenza del tribunale Hong Kong: il presidente dell’Inter Steven Zhang dovrà versare circa 320 milioni di dollari alla China Construction Bank. L’istituto di Pechino aveva ottenuto in prima istanza, secondo la sentenza del tribunale dell’ex colonia britannica, il riconoscimento alla restituzione di 255 milioni, più gli interessi maturati nei successivi tre anni. La decisione del collegio meneghino ha reso quindi valida la sentenza anche in Italia, con l’attuale presidente nerazzurro che ancora non avrebbe regolato sua posizione. Al momento l’Inter rimane estranea ai fatti, anche se la banca dopo questa decisione potrà aggredire i beni di Zhang nel nostro Paese.

Nella sentenza del tribunale di Milano è stata confermata la competenza territoriale dello stesso, basata sulla carica di Steven Zhang, sottolineando come il suo ruolo “implica la proprietà delle relative quote societarie, sufficiente per ritenere correttamente radicata avanti a questa autorità giudiziaria l’azione”. La difesa del presidente dell’Inter si è basata principalmente su quelle che sono state definite “macroscopiche anomalie” all’interno del pronunciamento di Hong Kong, che evidentemente il tribunale milanese non ha rinvenuto.

Attualmente l’Inter non risulta coinvolta in questa situazione, nonostante, come detto, la China Construction Bank possa aggredire i beni di Steven Zhang. L’istituto non ha infatti precisato su quali di questi intenda intervenire, senza fare alcun riferimento all’eventuale pignoramento delle azioni del club di cui, tra l’altro, la famiglia Zhang è proprietaria indirettamente tramite una società lussemburghese, e ulteriormente in pegno al fondo americano Oaktree. Al momento l’unica richiesta della banca sarebbe quella di riconoscere al 32enne numero uno della società uno stipendio (che al momento non percepisce, come tutti i suoi predecessori), per poi successivamente pignorarlo.

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