Spot Esselunga, parla creatore della ‘famiglia Mulino Bianco’

Trent’anni fa, per la Barilla, proposi la storia di due coniugi che vivevano separati. Per l’epoca un tema importante. Lo spot non andò in onda, avrebbe creato imbarazzo sia nel cliente che nel pubblico. Dunque, parlare di separazioni non è né nuovo né originale”.

Non è rimasto particolarmente impressionato dal tanto discusso spot dell’Esselunga Gavino Sanna, tra i più noti e importanti pubblicitari italiani e nel mondo, autore delle pubblicità di Mulino Bianco e Barilla che, negli anni, hanno influenzato percezioni e modi di raccontare e immaginare le famiglie italiane. Ciononostante, anche all’epoca, per Sanna le ‘sue’ famiglie non erano perfette. “Non erano perfette, erano reali. Parlavano alle persone, le portavano per mano”, ha spiegato in un’intervista a ‘La Stampa’. “La famiglia che rappresentavamo noi era vera, perché si preoccupava della bambina che faceva tardi rientrando a casa, di un bambino adottato che proveniva da un altro paese del Mondo. Insomma, cose di tutti i giorni, storie che traevano spunto dalla vita quotidiana, ma che si concludevano tutte con la riunione familiare, attorno alla tavola, per mangiare la pastasciutta”. Secondo il pubblicitario, quel tipo di rappresentazione è differente rispetto a quelle di oggi: “Le varie tipologie di famiglia rappresentate negli spot sono solo una scusa, un modo per diffondere un’idea, un messaggio. Ma quella è comunicazione. Sono due piani diversi. Quando lavoravo io, sovrapporle era anche quella una innovazione, adesso è un modo di lavorare vecchio senza intuizioni”.

Oggi del modello di famiglia rappresentato in tv non frega più niente a nessuno”, ha aggiunto Sanna, secondo cui ormai “la pubblicità è tutta volgare. La verità è che ormai la politica è dentro fino al collo nella pubblicità. Ilmessaggio socialeè una scusa per consentire al politico di turno di dire la sua. Guardate cosa è accaduto con quello dell’Esselunga, Giorgia Meloni ha detto che è bello, un altro dice che è ‘toccante’. Secondo me meno se ne parla, meglio è“.

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