Di cosa non parla Vannacci nel suo libro?

Da ormai più di due settimane il generale Roberto Vannacci imperversa sui quotidiani e televisioni con il suo Mondo al contrario’, un libro zeppo di luoghi comuni che catapultano l’Italia negli Anni Cinquanta. A destra non vedevano l’ora di trovare una polemica di questo tipo, dal momento che la premier Giorgia Meloni inizia a essere invisa all’elettorato duro e puro ex missino, soprattutto per le sue frequentazioni atlantiste.

Vannacci, oltre a sparare contro gli omosessuali, dice, e non dice, alcune cose sulla sua carriera militare. Parla un po’ di tutti, ma pare che si sia completamente dimenticato della Somalia di inizio anni Novanta, una delle operazioni militari più ambigue per l’Italia, su cui si è scritto moltissimo e dove sono diverse le testimonianze, degli stessi militari italiani, di torture nei confronti dei soldati somali.

È strano che il generale non menzioni mai la Somalia, tra il 1992 e il 1994, una vicenda di guerra che invece ha testimonianze molto più forti. Vannacci era là. Eppure, su questo non ha mai proferito parola. Basta ricordare le parole dell’ex parà Michele Patruno, finite negli anni Novanta in decine di interrogazioni parlamentari. Patruno aveva riferito che anche i soldati italiani, non solo i belgi, “torturarono sistematicamente molti ribelli catturati e di avere la documentazione fotografica che testimonia le sevizie inflitte alle persone che non volevano rivelare i rifugi di altri ricercati o i nascondigli delle armi”.

Nell’intervista rilasciata al quotidiano ‘La Gazzetta del Mezzogiorno’ del 21 aprile 1997, raccontava: “Sono stato nei campi di Joar e di Balad con il 158esimo reggimento paracadutisti di stanza a Livorno. Ho visto gente torturata con scariche elettriche ai testicoli, lasciata al sole senza acqua o lanciata contro il filo spinato americano che è fatto tutto a piccole lame. Altri parà usavano farsi fotografare quando tenevano un piede sulla testa dei torturati. Trascorrevamo il tempo anche a schiacciare grosse tartarughe passandovi sopra con i camion. Il tutto fatto senza che mai un solo graduato intervenisse. In alcuni campi erano ben visibili stemmi e gagliardetti fascisti e all’alzabandiera molti, compresi alti ufficiali, facevano il saluto romano”.

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4 thoughts on “Di cosa non parla Vannacci nel suo libro?

  1. Che cacchio c’entra la Somalia con il libro di Vannacci è un mistero. Se c’è una cosa di cui è privo il libro di Vannacci sono i luoghi comuni, niente viene lasciato al caso, se necessario con riferimenti scientifici, in un contesto di razionale e meticolosa spiegazione di fatti e concetti.

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