Piano Mattei, perché la magnanimità italiana è falsa

Leggi le dichiarazioni e i comunicati stampa del cosiddetto Piano Mattei e d’istinto pensi che il governo abbia intenzione di lanciarsi nella più importante campagna per l’Africa da decenni. Certo, le organizzazioni internazionali fanno notare come sotto la coperta della propaganda covino le ceneri dell’ennesima esternalizzazione delle frontiere. L’hanno chiamato Piano Mattei perché “gara d’appalto per i respingimenti illegittimi nei confronti dei disperati che cercano ristoro” non avrebbe lo stesso effetto.

A livello di percezione sui giornali è comunque passata l’idea che Giorgia Meloni sia stata promotrice di un’improvvisa beneficenza e anche i suoi non-sostenitori sono convinti che al di là dei fini i mezzi comunque non siano in discussione. Quindi ci si mette a spulciare tra i dati del contributo italiano alla cooperazione per lo sviluppo. Sviluppo, del resto, è la parola magica che restituisce l’idea che l’Africa tra poco possa essere un ambiente talmente accogliente e laborioso da non invogliare più nessuno a partire. Anzi, l’Africa dipinta nelle conferenze stampa del Piano Mattei (rigorosamente senza africani poiché l’ultima volta Moussa Faki Mahamat, il presidente della Commissione dell’Unione africana, ha gelato tutti) sembra un posto meraviglioso: bella e ci vivrei, verrebbe da dire.

Invece i dati preliminari Ocse relativi al 2023 restituiscono un’immagine poco promettente del contributo italiano alla cooperazione allo sviluppo. Dopo due anni di relativo miglioramento, l’andamento dell’aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) del nostro Paese ha subito un notevole calo: -15,5 per cento. Una inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti. Continua su Lettera43

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