L’omicidio di Carlo Alberto Dalla Chiesa. Quarantuno anni fa

Quarantuno anni fa, il 3 settembre 1982, a Palermo, insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente Domenico Russo veniva ucciso il generale Carlo Alberto dalla Chiesa, simbolo dell’impegno della Repubblica contro la mafia, il banditismo e il terrorismo. L’esecuzione di Dalla Chiesa, ordinata da Cosa Nostra, avvenne pochi mesi dopo la nomina a prefetto del capoluogo siciliano.

Nato a Saluzzo, nel Cuneese, il 27 settembre 1920, Carlo Alberto dalla Chiesa era figlio di Romano, un generale dei Carabinieri. Entrato nell’esercito a 21 anni, si laureò in Giurisprudenza e iniziò il suo primo incarico come carabiniere a San Benedetto del Tronto. Nelle Marche, dopo essersi rifiutato di combatterla, sì unì alla Resistenza partigiana, entrando nella Brigata Patrioti Piceni. Incaricato dopo la Liberazione di garantire la sicurezza della Presidenza del Consiglio dei ministri dell’Italia liberata, tornò in seguito in Campania, al Comando compagnia di Casoria, nel Napoletano, dove nacque la figlia Rita. Nel 1949 ricevette il suo primo incarico in Sicilia, per combattere il banditismo. Dopo alcuni trasferimenti, da Firenze a Como, da Roma a Milano, nel 1966 tornò nuovamente in Sicilia, che lascerà nel 1973 per dedicarsi alla lotta al terrorismo. Nove anni più tardi, nel 1982, verrà nominato prefetto di Palermo, anche sei i poteri speciali promessi per combattere Cosa Nostra non arriveranno mai. Comunque, il generale accettò l’incarico.

Nel 1982 Carlo Alberto dalla Chiesa tornò in Sicilia, insieme alla seconda moglie, Emanuela Setti Carraro, sposata nel luglio del 1982, dopo la morte della prima, Dora Fabbo, madre di Rita, Nando e Simona, scomparsa per un infarto nel 1978. Nonostante la scarsità di poteri e mezzi, Dalla Chiesa inziò, o meglio proseguì, la sua battaglia contro Cosa Nostra. Tuttavia, appena quattro mesi dopo la nomina a prefetto, venne ucciso. Era il 3 settembre del 1982, erano da poco passate le 21, quando in via Carini una motocicletta e una BMW affiancò l’automobile di Carlo Alberto dalla Chiesa e quella della sua scorta, facendo fuoco con due AK-47. I coniugi dalla Chiesa morirono sul colpo, mentre l’agente Domenico Russo perse la vita 12 giorni dopo. Il 5 settembre una telefonata anomia giunse nella redazione del quotidianoLa Sicila’: “L’operazione Carlo Alberto è conclusa”. Sul luogo del delitto fu appeso a un muro, scritto a mano, un cartello: “Qui è morta la speranze dei palermitani onesti”.

Per il triplice omicidio sono stati condannati all’ergastolo i boss mafiosi boss Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Pippo Calò, Bernardo Brusca e Nenè Geraci. La condanna per gli esecutori materiali è arrivata solamente nel 2002, quando la Corte d’Assise ha riconosciuto la colpevolezza di Raffaele Ganci, Giuseppe Lucchese, Vincenzo Galatolo e Nino Madonia e dei collaboratori di giustizia Francesco Paolo Anzelmo e Calogero Ganci.

Ancora oggi, Carlo Alberto dalla Chiesa rappresenta un punto di riferimento nella lotta alla mafia.

1 thought on “L’omicidio di Carlo Alberto Dalla Chiesa. Quarantuno anni fa

  1. Quando lo Stato è colluso con la mafia, a rimetterci è sempre la gente onesta ed i più deboli…‼️
    Credevano de avè inviato ‘n fantoccio, pe fa finta de combatte sto “cancro” italico, ma un brav’uomo, che nonostante tutto voleva comunque assolvere i suoi doveri, nei confronti di uno Stato, assente e canaglia, e per gli italiani onesti, alla fine per far si, che interrompesse la sua missione, l’hanno dovuto assassinare, solo come dei vigliacchi sanno fare, come pure Falcone e Borsellino, solo pochi avrebbero avuto il coraggio e la determinazione, che hanno avuto questi gloriosi “guerrieri” della giustizia, quella vera…‼️
    Onore a loro e alle loro famiglie…‼️

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