Perché Israele ha risposto all’Iran colpendo la zona di Isfahan

Israele ha risposto all’attacco dell’Iranavvenuto sabato 13 aprile, colpendo la Repubblica Islamica nella zona di Isfahan e in particolare a Qahjavarestan, nei pressi della base militare di Shekari, che ospita da tempo la flotta di F-14 Tomcat di fabbricazione Usa, caccia acquistati prima della rivoluzione del 1979. L’episodio ha tutta l’aria dell’azione dimostrativa e come suggerito già da alcuni esperti potrebbe portare a una de-escalation, chiudendo lo scontro tra Iran e Israele se le parti saranno entrambe abbastanza “sagge”. Ma perché lo Stato ebraico ha deciso di rispondere colpendo proprio quest’area della Repubblica Islamica?

Certo, nei pressi di Isfahan c’è la già citata base militare di Shekari, dove secondo i media iraniani si sono verificate tre esplosioni. Il portavoce dell’agenzia spaziale di Teheran, Hossein Dalirian, ha detto che “diversi droni” sono stati “abbattuti con successo”. Da qui le deflagrazioni. Analisti citati dalla tivù di Stato sostengono che i veicoli senza pilota erano pilotati da “infiltrati” presenti sul suolo iraniano. C’è chi parla di missili a lungo raggio e chi nega tale circostanza. Di sicuro la risposta chirurgica di Israele ha risparmiato i siti nucleari della regione, che l’Idf avrebbe solo dimostrato di poter colpire, se lo volesse.

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