Così il governo Meloni mina il diritto all’aborto

All’indomani della proposta del Parlamento europeo di riconoscere il diritto all’aborto tra i diritti fondamentali dell’Unione, il governo di destra italiano torna a forzare la mano sul tema con un emendamento di Fratelli d’Italia al decreto di attuazione del Pnrr, che dà il via libera alle Regioni all’introduzione delle associazioni pro vita nei consultori pubblici. L’emendamento, a prima firma di Lorenzo Malagola di FdI, e su cui il governo ha messo la fiducia, è stato approvato in Commissione bilancio e sarà votato martedì alla Camera. L’iniziativa è stata attaccata duramente dalle opposizioni, in particolare da Pd, M5s e Alleanza Verdi e Sinistra.

Il testo prevede che le Regioni possano, nell’organizzazione dei servizi dei consultori, “avvalersi, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, anche del coinvolgimento di soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”.

I primi a puntare il dito contro l’iniziativa sono stati i rappresentanti del M5s nelle commissioni Affari sociali di Camera e Senato: “Viviamo in un Paese in cui il diritto all’interruzione di gravidanza è già sotto attacco, in cui è già difficile accedere alla pratica, in cui le donne devono viaggiare fuori provincia o addirittura fuori regione per riuscire ad abortire. E mentre altri Paesi inseriscono la tutela del diritto all’interruzione di gravidanza in Costituzione, l’Italia sceglie di fare un ulteriore passo indietro”.

Il commento del M5s si riferisce al problema degli obiettori di coscienza. Secondo il rapporto Mai dati delle giornaliste Chiara Lalli e Sonia Montegiove, reso noto dall’Associazione Luca Coscioni nel 2022, in Italia sono 31 (24 ospedali e 7 consultori) le strutture sanitarie in Italia con il 100 per cento di obiettori di coscienza per medici ginecologi, anestesisti, infermieri o OSS. Quasi 50 quelli con una percentuale superiore al 90 per cento e oltre 80 quelli con un tasso di obiezione superiore all’80 per cento.

4 thoughts on “Così il governo Meloni mina il diritto all’aborto

  1. Tutti obiettori i medici poi invece vanno nelle cliniche private a pagamento.
    Comunque è un diritto e va tutelato se poi uno è credente e praticante non lo farà ma non tutti sono credenti e praticanti. È una tutela per le donne per evitare operazioni clandestine come una volta. Poi è una tutela per i non ricchi perché alla fine i ricchi possono sempre andare all’estero per praticarlo. Torniamo ai tempi del medioevo qui

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