Ma la Cop28 ha davvero prodotto un accordo “storico”?

La Cop28 si è conclusa con un’intesa definitastorica, ma è davvero così?

Per la prima volta l’accordo Global Stocktake, arrivato dopo serrate trattative, sul finire della Cop28, vede i Paesi sottoscrittori prendere un impegno per allontanarsi gradualmente da tutti i combustibili fossili. L’inviato speciale per il clima degli Stati Uniti, John Kerry, ha detto che “questo documento manda un messaggio molto forte al mondo”, mentre secondo la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, “l’accordo di oggi segna l’inizio dell’era post-fossile”.

Rispetto alla prima bozza, il testo non contiene più la dicitura phase-down”, lariduzione gradualedei combustibili fossili che aveva destato sgomento, ma nemmeno il tanto auspicatophase-out”, l’eliminazione graduale dei combustibili fossili invocata da cento Paesi ma osteggiata dall’Opec e dai suoi rappresentanti, come Arabia Saudita, Kuwait, Iraq e Russia. Nell’accordo si parla di transitare fuori dai combustibili fossili nei sistemi energetici in modo giusto, ordinato ed equo”, accelerando l’azione “in questo decennio critico”.

Tuttavia, ancorché rappresenti un passo avanti rispetto al “phase-down”, la dicituratransition awayappare vaga, e rappresenta un passo indietro rispetto alphase out”. Forse inevitabile, considerando le esternazioni, definite negazioniste dal segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, del presidente della delegazione organizzatrice dell’evento, nonché l’amministratore delegato della compagna petrolifera degli Emirati Arabi Uniti Sultan Al Jaber, che in un audio rubato aveva detto chenessuna scienza dimostra che l’uscita dai combustibili fossili è necessaria per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi centigradi sopra i livelli pre-industriali”. Nell’accordo resta l’indicazione, per il 2030, di triplicare la capacità di energia rinnovabile e raddoppiare il ritmo dei miglioramenti dell’efficienza energetica, accelerando sulle tecnologie a emissioni zero o basse, tra cui nucleare, sistemi di cattura e stoccaggio del carbonio e produzione di idrogeno a basso contenuto di carbonio.

Nelle 21 pagine, la parolapetroliocompare una sola volta, la dicituracombustibili fossiliappena due volte, mentre si riconosce “la necessità di riduzioni profonde, rapide e durature delle emissioni di gas serra”, sempre “tenendo conto dell’Accordo di Parigi” del 2015. La transizione citata nel Global stocktake dovrebbe portare il mondo a zero emissioni nette di gas serra nel 2050, un termine molto lontano, o molto vicino, a seconda dei punti di vista. Tuttavia, per raggiungere la soglia concordata, è previsto che il mondo raggiunga il picco massimo di emissioni di carbonio entro il 2025. Non solo. Il testo concede margini di manovra ai singoli Stati per raggiungere più tardi tale traguardo. Inoltre, i Paesi in via di sviluppo avranno bisogno di centinaia di miliardi di dollari di finanziamento, mentre i Paesi sviluppati, e quelli produttori di petrolio, non saranno costretti a muoversi così velocemente come sollecita la scienza.

Se molti hanno accolto il testo tra gli applausi, a esprimere grande preoccupazione è stata l’Alleanza dei piccoli Stati insulari, che comprende 39 Paesi che rischiano di scomparire a causa del riscaldamento globale, della crisi climatica e del conseguente innalzamento dei mari. L’Alleanza ha definito il testouna litania di scappatoie”, in quanto “non è sufficiente fare riferimento alla scienza e poi stringere accordi che ignorano ciò che la scienza ci dice che dobbiamo fare”, allorché c’è solo sostanzialmente un “invito” a raggiungere il picco di emissioni di carbonio entro il 2025. Per altro, l’approvazione del testo è avvenuta in pochi minuti, prima che all’assemblea plenaria fosse presente la delegazione dell’Alleanza dei piccoli Stati insulari, guidata dalle isole Samoa. La cui delegata ha pronunciato un discorso durissimo: “Signor presidente, ha fatto come se noi non fossimo nella stanza”. Sono seguiti scroscianti applausi, più convinti di quelli per il Global stocktake. Applausi, forse, di commiato.

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