Putin punta all’escalation con il pretesto dell’attentato?

La strategia del presidente russo Vladimir Putin sembra sempre più chiara: attribuire la strage al Crocus City Hall, rivendicata dall’Isis-K, all’Ucraina e all’Occidente

L’azione è stata preparata da islamisti radicali e naturalmente è stata facilitata da servizi speciali occidentali. Quelli ucraini sono coinvolti. I primi dati che abbiamo ricevuto dai detenuti lo confermano”, ha detto ieri il capo dell’Fsb, i servizi segreti del Cremlino, Alexander Bortkinov, che ha puntato il dito, oltre che contro Kiev, anche contro Stati Uniti e Gran Bretagna. “I tre Paesi hanno una lunga storia di azioni di questo tipo. Ma lo sponsor ancora non è stato identificato. Il capo dei servizi ucraini Budanov è un obiettivo legittimo per le forze militari russe”, ha aggiunto, dopo che un tribunale della capitale russa ha emesso un mandato d’arresto nei confronti del direttore dello Sbu, i servizi segreti ucraini, Vasyl Malyuk, accusato di terrorismo in relazione alla strage. Secondo Mosca, lo Sbu “addestra miliziani islamici in Medio Oriente e dovrebbe essere considerato un’organizzazione terroristica”, mentre per il capo del Consiglio di sicurezza, Nikolai Patrushev, “ovviamente il responsabile è l’Ucraina”.

La Russia accusa, senza però aver presentato l’ombra di una prova. Salvo forse quella della presunta fuga in Ucraina dei terroristi, smentita dall’alleato bielorusso, il dittatore Alexsander Lukashenko, che ieri ha spiegato che i membri dell’Isis volevano entrare in Bielorussia, evitando il confine ucraino, a oggi uno dei più sorvegliati al mondo. Poco importa, perché sin da subito Mosca aveva già emesso il suo verdetto: Putin aveva immediatamente attribuito la responsabilità all’Ucraina, già prima della rivendicazione dell’Isis, dopodiché, in un primo momento, ha ignorato la matrice jihadista della strage, salvo poi dover rivedere la sua propaganda, anche se parzialmente, dacché Kiev e l’Occidente devono rimanere i principali responsabili dell’attentato, almeno agli occhi dei sudditi dello zar. E magari anche a quelli di qualche simpatizzante in Occidente. E poco importa se l’Isis-K ha dichiarato guerra ai cristiani, siano essi ucraini o russi, o se i servizi segreti statunitensi hanno denunciato un rischio attentato nelle settimane precedenti all’attacco, nelle stesse ore in cui le autorità russe avevano riferito di aver sgominato una cellula dell’Isis nella Federazione.

L’intera macchina dell’informazione russa, compreso Putin, ha cercato, anche contro ogni logica, di addossare la colpa ai nostri servizi. Tuttavia, le numerose incongruenze e bugie nelle versioni da loro diffuse, in particolare il fatto che dei terroristi in una dittatura di polizia siano riusciti a raggiungere la regione di Bryansk senza ostacoli e in un lampo, per utilizzare una sorta di ‘finestra’ sul confine con l’Ucraina, non fanno altro che confermare le valutazioni sull’interesse della stessa Mosca in questo attacco terroristico”, ha dichiarato oggi al ‘Corriere della Sera’ Andrij Cherniak, membro dell’intelligence militare di Kiev.

Le parole di guerra, all’Ucraina e all’Occidente, di Putin, però, stanno facendo aumentare i timori nelle cancellerie occidentali. Tanto che oggi la Polonia ha chiesto alla Nato di innalzare lo scudo di sicurezza. E, secondo quanto riferito da Varsavia, l’Alleanza Atlantica starebbe valutando la possibilità di abbattere i missili russi che si avvicinano al confine. Il limite è però quello dell’articolo 5, che obbliga alla difesa. Tuttavia, a Est la Nato ha schierato 100mila soldati parte della Response Force, il nucleo di azione rapida a un attacco a sorpresa. Timori e tensioni crescono anche in Estonia e in Bulgaria, oltre che in Moldavia, mentre i neo-membri Svezia e Finlandia blindano il confine e Nord e Nord-Est.

L’Alleanza Atlantica attende la prossima mossa di Putin, dopo che la propaganda del Cremlino è riuscita a creare un clima nel Paese, ha spiegato oggi a ‘La Stampa’ Anna Zafesova, in cui in Russia credere alle rivendicazioni dell’Isis significa fare il gioco degli occidentali. Lo zar ha servito ai suoi sudditi un cocktail cospirazionista fatto di terrorismo islamico, nazismo ucraino e interferenze dei servizi occidentali. Come unica presunta prova rimastaa, Mosca sostiene di aver fatto “confessare” i terroristi: uno era senza un occhio, un altro senza un orecchio, un altro ancora era costretto su un carrozzina. Ma quando si fa i conti con la propaganda di un regime i dettagli non sono poi così importanti di fronte al risultato finale.

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