Egitto, così la polizia dà la caccia alle persone LGBT

Da qualche anno, in Egitto la polizia ha intensificato la persecuzione e la repressione della comunità Lgbtq+.

Sebbene non esista una legge esplicita che vieti l’omosessualità, il governo utilizza il reato di dissolutezza sessuale per stigmatizzare e criminalizzare queer e gay. Lo afferma un’indagine della Bbc, che spiega come gli agenti utilizzino le app di incontri più diffuse, tra cui Grindr, per adescare giovani uomini e spedirli in prigione. Nella maggior parte dei casi, la polizia manipola le prove per sostenere le accuse e usa violenza verbale e fisica per estorcere le confessioni. 

Le forze dell’ordine usano app di incontri, come la già citata Grindr e il social network WhosHere, per ‘adescare’ ragazzi e uomini gay. Fingendosi omosessuali, li attirano in trappola e, in alcuni casi, li inducono ad accettare o offrire denaro per prestazioni sessuali. In questo modo li portano a commettere reato. È quanto accaduto a Laith, nome di fantasia, un ballerino che nell’aprile 2018, attirato con la scusa di un appuntamento, è stato arrestato dalla polizia e torturato.

L’intera inchiesta è disponibile nel documentario Queer Egypt Under Attack‘, visibile su Youtube.

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