Mattarella: “È stato l’anno della guerra, il 2023 sia l’anno della pace”

“Care concittadine e cari concittadini, un anno addietro, rivolgendomi a voi in questa occasione, definivo i sette anni precedenti come impegnativi e complessi. Lo è stato anche l’anno trascorso, così denso di eventi politici e istituzionali di rilievo. L’elezione del Presidente della Repubblica, con la scelta del Parlamento e dei delegati delle Regioni che, in modo per me inatteso, mi impegna per un secondo mandato. Lo scioglimento anticipato delle Camere e le elezioni politiche, tenutesi, per la prima volta, in autunno. Il chiaro risultato elettorale ha consentito la veloce nascita del nuovo governo, guidato, per la prima volta, da una donna. È questa una novità di grande significato sociale e culturale, che era da tempo matura nel nostro Paese, oggi divenuta realtà”.

Queste le parole con cui il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha iniziato il proprio discorso di fine anno.

Domani, primo gennaio, sarà il settantacinquesimo anniversariodell’”entrata in vigore” della Costituzione, che “resta la nostra bussola” e “il suo rispetto il nostro primario dovere” ha poi proseguito il Capo dello Stato. “Il 2022 è stato l’anno della folle guerra scatenata dalla Federazione russa. La risposta dell’Italia, dell’Europa e dell’Occidente è stata un pieno sostegno al Paese aggredito e al popolo ucraino, il quale con coraggio sta difendendo la propria libertà e i propri diritti. Se questo è stato l’anno della guerra, dobbiamo concentrare gli sforzi affinché il 2023 sia l’anno della fine delle ostilità, del silenzio delle armi, del fermarsi di questa disumana scia di sangue, di morti, di sofferenze”.

La pace è parte fondativa dell’identità europea e, fin dall’inizio del conflitto, l’Europa cerca spiragli per raggiungerla nella giustizia e nella libertà” ha poi spiegato Mattarella, sottolineando che “se l’aggressione avesse successo, altre la seguirebbero, con altre guerre, dai confini imprevedibili. Il futuro non può essere questo. La speranza di pace è fondata anche sul rifiuto di una visione che fa tornare indietro la storia”.

La Repubblica siamo tutti noi. Insieme” ha poi proseguito il Presidente, secondo cui la sfida che ci attende è quella di “progettare il domani con coraggio”, mettendo “al sicuro il pianeta”, qualcosa che “dobbiamo ai nostri giovani”.

Da questo punto di vista, ha esortato il Capo dello Stato, “guardiamo al domani con gli occhi dei giovani. Guardiamo i loro volti, raccogliamo le loro speranze. Facciamole nostre. Facciamo sì che il futuro delle giovani generazioni non sia soltanto quel che resta del presente, ma sia il frutto di un esercizio di coscienza da parte nostra. Sfuggendo la pretesa di scegliere per loro, di condizionarne il percorso. La Repubblica vive della partecipazione di tutti. È questo il senso della libertà garantita dalla nostra democrazia. È anzitutto questa la ragione per cui abbiamo fiducia”.

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