Dybala e gli altri: esistono ancora le ‘bandiere’ in Serie A?

L’arrivo di Dusan (Vlahovic, ndr) ha cambiato l’assetto tecnico della squadra e il progetto Juventus ha subito dei cambiamenti. Parte di questi cambiamenti riguardano il contratto di Dybala, che non è stato rinnovato. La Juventus ha deciso di non fare nemmeno “un’offerta al ribasso”, perché “un’offerta di quel tipo non avrebbe dimostrato il rispetto che comunque c’è nei suoi confronti”.

Ieri l’amministratore delegato della Juventus Maurizio Arrivabene ha chiarito i motivi della rottura tra il club bianconero e il suo numero dieci Paulo Dybala, che a fine stagione lascerà Torino. La destinazione della ‘Joya’ potrebbe essere una squadra italiana, come l’Inter, anche se al momento sembra una prospettiva difficilmente concretizzabile.

Quel che è certo è che la Serie A ha perso e, molto probabilmente perderà molti dei suoi migliori interpreti, dal milanista Frank Kessie, che volerà a Barcellona, al centrale della Lazio Luiz Felipe, pronto a indossare la maglia del Betis Siviglia, passando per Lorenzo Insigne e lo stesso Dybala. Un’emorragia di talenti che giunge a un anno dall’addio al nostro campionato di Cristiano Ronaldo, Romero Lukaku e Gianluigi Donnarumma, forse i tre giocatori più importanti della scorsa stagione di Serie A.

Cosa succede al campionato italiano? Perché la Serie A non è più in grado di attirare o anche solo trattenere i migliori giocatori del mondo, come accadeva in passato? Dal ‘caso Dybala’ al mancato rinnovo di Insigne col Napoli: sono le ‘bandiere’ a non esistere più, oppure sono le società calcistiche italiane a voler fare a meno dei propri senatori, magari per rimpiazzarli con giocatori più giovani, più profittevoli in caso di cessione e meno ‘protetti’ dai tifosi in caso di tensioni con la società?

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