Columbia University, dopo gli arresti aumentano le tende degli studenti

Dopo gli arresti della notte tra il 22 e il 23 aprile, il numero degli studenti accampati alla Columbia University è cresciuto. Il Corriere della Sera ha raccontato che in un briefing con i giornalisti, la sera del 23 aprile, il vicecapo della comunicazione della Columbia, Ben Chang, ha ribadito la preoccupazione dell’amministrazione (“Sicurezza non è solo assenza di violenza, la protesta viola le regole”) e il timore dell’arrivo di persone esterne all’ateneo anche se quest’ultimo è chiuso a chi non ha un badge.

Alle proteste contro la guerra a Gaza manifestate dagli studenti, anche attraverso l’allestimento di accampamenti di tende nel campus di New York, la Columbia aveva risposto cancellando per il 22 aprile le lezioni in presenza. Il 29 aprile sarà l’ultimo giorno di lezioni che adesso proseguiranno in modalità ibrida, ma la cerimonia di laurea a maggio rischia di diventare un palcoscenico della protesta.

La rettrice Minouche Shafik è sotto attacco da centinaia di docenti per aver chiamato la polizia sul campus dell’ateneo, tanto da rischiare un voto di censura da parte del senato accademico. L’insegnante di storia Stefanie McCurry ha, infatti, dichiarato al Corriere della Serache “i docenti si stanno orientando almeno verso una mozione di censura nei suoi confronti, anche se alcuni vogliono le dimissioni. Non era impossibile gestire la situazione, le università lo fanno sempre. Gli studenti sono idealisti, a volte vincono a volte perdono. Non è la prima volta che ci sono richieste di “divestment”, dall’apartheid al petrolio. Il Comitato di pianificazione che rappresenta i professori ha condannato ogni atteggiamento antisemita ma anche antimusulmano e chiede ai media di non confondere i provocatori e i video girati fuori dall’ateneo con gli studenti all’interno.

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