Il trionfo nerazzurro, oltre i conti in rosso dell’Inter

Le bandiere davanti al Duomo, i caroselli, le mille luci accese a San Siro per il derby che poi sciamano per le vie di Milano: ieri sera l’Inter ha vinto il suo ventesimo Scudetto, cucendosi sul petto la seconda stella.

Tuttavia, da una parte c’è il risultato sportivo, il campo, i gol di Lautaro; dall’altra, c’è un club con l’acqua alla gola, tra debiti e prestiti a interessi quasi da strozzo. Tutto con lo stesso abito da Prima alla Scala: la vittoria del campionato e le manovre d’alta finanza per sopravvivere. Tutto in una sola Inter. Un attimo vincente, l’attimo dopo fuggente.

Mentre l’aritmetica premia la stagione in fuga dell’Inter, Steven Zhang lavora per provare a tenersela. Ha un debito con Oaktree da circa 380 milioni di euro, interessi compresi, che scade a maggio. L’alternativa al passaggio di mano coatto al fondo californiano è rifinanziare il debito. Pare sia in ballo un accordo con Pimco per 400 milioni di euro da restituire in tre anni. Insomma, da un fondo californiano all’altro. Ma la sostanza non cambia: la società che vince la Serie A non avrebbe i soldi per farlo. È un paradigma.

Vince l’Inter, e spettacolarizza una dinamica che il calcio italiano conosce fin troppo bene: il piccolo imprenditore come il magnate straniero, che compera in saldi, si indebita, vince qualcosa, fallisce. Una parabola che nel caso dell’Inter diventa danno collaterale dello sfascio della politica industriale di una superpotenza cinese, Suning. A maggio “una delle società di comodo con sede in Lussemburgo che Suning Holdings Group utilizza per controllare l’Inter (Grand Tower)”, spiegava ‘The Athletic, “dovrebbe ripagare un prestito ricevuto nel 2021 dalla società di gestione patrimoniale statunitense Oaktree Capital con un tasso di interesse del 12%. Oaktree può trasformare il debito in sospeso in azioni e prendere possesso della società”.

Per l’Inter, la famiglia Zhang ha speso finora 732 milioni, da giungo 2016, quando comprò per 128 milioni le quote di Thoir e Moratti. L’indebitamento finanziario netto al 30 giugno 2023 era pari a 437 milioni di euro. Su queste basi però i Nerazzurri hanno avviato una serie di manovre di mercato ad alta efficienza ingegneristica. Marotta è riuscito a vendere bene, per far respirare le casse del club, e a comprare meglio, investendo sul ‘qui ed ora0 dei parametri zero. Ha ribaltato così in un anno il fenomeno Napoli, in crisi totale, e dopo aver conquistato la finale di Champions lo scorso anno è volato in campionato senza resistenze. I debiti sono una quinta della stessa scena, ma le luci sono tutte altrove. A San Siro.

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