La riconferma di Von der Leyen alla Commissione non è scontata

Cinque anni dopo un’elezione a sorpresa e per un pugno di voti, la strada di Ursula von der Leyen verso la riconferma alla presidenza della Commissione europea appare tutt’altro che in discesa.

Se a inizio 2024 tutto faceva pensare che per l’ex ministra della Difesa di Angela Merkel si sarebbero facilmente riaperte le porte di palazzo Berlaymont, ora l’aria sembra cambiata. E anche molto. Per capirlo bisogna fare un passo indietro di qualche settimana: 7 marzo, al centro congressi di Bucarest von der Leyen è stata da poco nominata “candidato leader” dal Partito popolare europeo. Nonostante applausi e standing ovation della platea, i numeri della vittoria hanno fatto emergere più di una crepa nella famiglia popolare: su 499 votanti, 400 sono stati a favore, 89 contro, più dei componenti della delegazione francese, unica a dichiarare pubblicamente il mancato sostegno, e 10 non validi. Degli iscritti a votare, poi, non si era espresso quasi un centinaio di delegati. Il risultato finale non è stato un plebiscito: il 18% non ha voluto la riconferma della presidente uscente. Numeri che hanno lanciato un segnale chiaro: il partito del no a Ursula ha trovato iscritti anche dentro il Ppe.

Ma perché il vento per von der Leyen è cambiato in così poco tempo? La domanda ha molteplici risposte.

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