Lo “strano rumore” prima della strage alla centrale di Suviana

L’esplosione alla centrale idroelettrica di Bargi, sul lago di Sulmona, è statauna cosa mai vista e incomprensibile”. E prima dell’incidente non risultavano segnalazioni di problemi di sicurezza”. Nondimeno, sul foglio di cantiere il numero massimo di lavoratori era di 7, ma la squadra al lavoro era composta da 15 elementi. Inoltre, dopo la tragedia, i superstiti hanno affermato di aver sentito “uno strano rumoreprima dello scoppio, “come di un motore che prende a girare a vuoto”. Un segnale che si è ripetuto per molti secondi, forse anche più di un minuto, inducendo la squadra dei tecnici di Enel Green Power, Siemens, Abb e Voith a scappare. Chi non è riuscito è rimasto indietro ed è stato investito dall’esplosione.

Questi sono alcuni degli elementi che sono emersi negli ultimi giorni e nelle ultime ore a margine della strage avvenuta alla centrale, nella quale sono morte sei persone.

Non c’è stata un’esplosione improvvisa dell’alternatore. Ma è stata preceduta da segnali anomali che hanno convinto gli operatori di trovarsi in una situazione di pericolo e a scappare. Durante questa fase sono stati investiti dall’esplosione”, ha spiegato al ‘Corriere della Sera’, Calogero Turturici, comandante dei Vigili del fuoco di Bologna. “È probabile che tutti abbiano avuto la possibilità di muoversi in un tentativo di evacuazione. Alcuni ci sono riusciti, altri purtroppo no”.

Secondo quanto riferito da ‘Il Fatto Quotidiano’, durante le operazioni di collaudo delGruppo Duepotevano trovarsi all’interno della centrale al massimo dieci persone, ma la squadra era composta da quindici lavoratori. Inoltre, un ex lavoratore della centrale ha spiegato che tutte le strutture di quel tipo sono dotate di sistemi di protezione automatica, che evidentemente non avrebbero funzionato. Fonti dell’Enel hanno confermato la presenza di sistemi di sicurezza per il blocco dell’impianto. Inoltre, l’impianto di Sulmona avrebbe dovuto essere controllato anche tramite sistemi di videosorveglianza da remoto.  

Secondo quanto riferito a ‘La Repubblica’ dal docente di Costruzioni idrauliche all’Università di Napoli, Giuseppe Del Giudice, al momento le cause dell’incidente restano un mistero anche per gli esperti. “A memoria mia e dei colleghi non era mai successo un evento del genere”, ha spiegato. “Il pozzo della centrale contiene due elementi: turbina e alternatore. La turbina ruota quando viene investita dall’acqua. Un asse la collega all’alternatore, che trasforma l’energia della rotazione in elettricità. La turbina, costantemente investita da un getto d’acqua, resta fredda. L’alternatore non ha questa fortuna. Gli attriti della rotazione creano calore. C’è bisogno di un circuito di raffreddamento fatto di tubi e olii. Se dovessi pensare a un punto critico indicherei l’alternatore”. Secondo Del Giudice, l’ipotesi di un errore umano appare a prima vista improbabile. “Il personale poco addestrato non si avvicina neanche a una turbina. Su questi impianti possono mettere le mani solo tecnici altamente specializzati, che sono pochi e ben conosciuti. Nella manutenzione di un impianto idroelettrico non c’è spazio per l’improvvisazione”. E, soprattutto, “nelle centrali di questo tipo non si usa combustibile. Né ci sono possibili inneschi di esplosioni. L’unica cosa che mi viene in mente di infiammabile è l’olio che raffredda l’alternatore”.

Un insegnante dell’Istituto Muratori di Vignola, Marco Guidotto, ha spiegato che la scolaresca non eradentro alla centraleal momento dell’esplosione. “Ma di fronte, sull’altra sponda, in un punto distante e totalmente al sicuro. Durante la mattina avevamo costeggiato il lago con degli esperti, che avevano spiegato ai ragazzi come funziona una centrale elettrica. Ma, lo ripeto, eravamo lontani nel momento dell’esplosione”. Gli studenti erano seduti su un prato, dopo il pranzo al sacco: “Abbiano sentito il boato dell’esplosione, poi si è alzato un fumo nero. E quell’odore, odore di bruciato. Abbiamo deciso di salire immediatamente sul pullman per non respirare quell’aria”.

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