Le candidature civiche del Pd rompono la pax di Schlein

La composizione delle liste elettorali del Pd per le Europee, come la rivoluzione per Mao, non sarà un pranzo di gala. E siamo solo all’inizio. C’è Elly Schlein che ancora non ha deciso che cosa fare – oppure, forse, lo ha già deciso ma non vuole dirlo – con la sua candidatura; ci sono i primi nomi che fanno discutere persino i suoi sostenitori; c’è la metodologia dell’annuncio in tv, saltando a piè pari gli organi dirigenti, con un stile comunicativo che ricorda altre dirigenze assai rottamatrici. E via così.

La candidatura di Lucia Annunziata nel Mezzogiorno è stata annunciata in tv, da Giovanni Floris; la segretaria ha spiegato che servono persone competenti sulla politica internazionale da mandare in Europa, ed ecco quindi il nome dell’ex direttrice dell’Huffington Post.

Poi è arrivata l’ipotesi, raccontata dalle cronache politiche ancorché non ufficializzata in qualche salotto televisivo, di Marco Tarquinio, ex direttore di Avvenire, candidato nella circoscrizione dell’Italia centrale. E lì è scoppiato il bubbone, perché quando è troppo è troppo. Passi, forse, per la segretaria che si candida in tutte le circoscrizioni, non si sa ancora se capolista oppure no; passi insomma per la segretaria che crea un problema alle altre donne candidate per via dell’alternanza uomo-donna in lista, passi pure per l’idea, molto berlusconiana (oops) o finanche renziana (doppio ooops), di trainare la lista del Pd con una candidatura che non si trasformerà in elezione neanche in caso di effettiva elezione, perché è di moda candidarsi in Europa senza però volersi fare davvero eleggere.

Ma Tarquinio, ecco, proprio no, dice Lia Quartapelle, deputata del Pd: “I giornali sottolineano sia la sua linea contraria all’autodifesa dell’Ucraina, sia le affermazioni a sostegno della famiglia tradizionale e contro il diritto di abortire in modo sicuro”, ha scritto, giovedì sera, in un affilato post su Facebook.

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