Perché la Cina opta per una via della Seta più locale

Dalla via della Seta globale a quella locale. A prima vista potrebbe sembrare un clamoroso depotenziamento della Belt and Road Initiative (Bri), il mastodontico progetto economico e infrastrutturale della Cina annunciato nel 2013 dal presidente cinese Xi Jinping.

In realtà si tratta di una strategia che permette a Pechino di continuare a stringere accordi con partner stranieri, evitando però di bruciarsi sotto la luce dei riflettori e di scatenare polemiche e battaglie politiche.

C’è chi l’ha rinominata via della Seta locale, e questo perché si tratta, in sostanza, di una ramificazione del progetto iniziale. Nel corso dell’ultimo decennio, infatti, accanto alle intese strette tra la Cina e gli Stati stranieri – se ne contano fin qui oltre 150 – sono state intavolate anche partnership con governi locali e amministrazioni cittadine di nazioni estere. Finché il clima geopolitico lo consentiva, il gigante asiatico ha percorso entrambe le strade. Ora però l’aria è cambiata: tra tensioni con gli Stati Uniti, problemi economici e polemiche sulla presunta ingerenza cinese negli affari di Paesi terzi hanno spinto Xi a cambiare strategia ridimensionando la propria grandeur.

La Cina ha così apportato un paio di modifiche alla sua agenda. Innanzitutto, sembra esser cambiato il target della Belt and Road. Da strumento con cui raggiungere i ricchi mercati europei, diventa il jolly per penetrare nei Paesi in via di sviluppo. Di pari passo, per coprire l’Europa – e più in generale le nazioni strategicamente più sensibili – Pechino ha pensato bene di rispolverare il lato local della Bri. 

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