Così l’Italia si sta giocando il Pnrr

Ritardi e relative necessità di chiarimento, ma anche diverse misure al vaglio di Bruxelles.

L’Italia è sotto la lente di ingrandimento dell’Unione europea per i ritardi nell’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: dopo aver già ricevuto 66 miliardi di euro nelle prime due tranche, il nostro Paese è sotto attento scrutinio in ragione di alcune misure da attuare per ottenere i 19 miliardi della terza tranche. E pertanto sono a rischio anche i 16 miliardi della quarta tranche.

Il governo chiede tempo e di spostare alcune spese dal 2026 al 2029, ma intanto è scontro su alcuni investimenti già deliberati e riforme da completare. Secondo l’Europa, in particolare, siamo in ritardo sulle norme relative alle concessioni aeroportuali e sulle reti di teleriscaldamento, mentre si accendono i fari su due progetti parte dei Piani Urbani Integrati, la riqualificazione dello stadio di Firenze e la creazione del Bosco dello Sport a Venezia.

I ritardi del Piano nazionale delle riforme sono incolmabili. E non dipendono nemmeno dall’incapacità dei governi. È il sistema a non essere in grado di assorbire quel volume di investimenti” spiega una esponente del governo al quotidiano ‘La Stampa’. Aggiungendo: “Se fossi in Giorgia Meloni convocherei una conferenza stampa, annuncerei che l’Italia non ce la fa, e chiederei all’Europa o una dilazione dei tempi, o un dimezzamento dei fondi. Dei 209 miliardi previsti ne possiamo utilizzare forse 100”. Ovviamente, l’idea di chiedere un dimezzamento dei fondi, in un Paese dove gli investimenti sono sempre mancati, e la cui mancanza è una delle ragioni delle molte inefficienze del nostro Paese, è una provocazione. Che però dipinge il quadro di grande apprensione che ruota attorno alla realizzazione degli obiettivi del Pnrr.

Mentre il governo Meloni scarica la responsabilità sull’esecutivo a larghe intese guidato da Mario Draghi, anche se il titolare dell’attuazione del Pnrr, il ministro Raffaele Fitto, aveva rivendicato il raggiungimento di tutti gli obiettivi alla fine dello scorso anno, critiche alla gestione del Piano arrivano anche dal nostro Paese. Dalla Corte dei Conti, in particolare, secondo cui una misura su due è in ritardo. La Corte, in una relazione di 394 pagine, usa la parola “ritardo” 65 volte, e “ritardi” 41 volte.

Su 50 obiettivi messi in programma per la fine del 2022, solamente 10 risultano conseguiti, altri 23 “solo parzialmente”, in 2 casi i ritardi sono stati “recuperati”, mentre altri 13 obiettivi non sono stati conseguiti. A guidare i ritardi nell’attuazione è il Ministero delle Infrastrutture, retto da Matteo Salvini. 18 obiettivi su 29 sono stati conseguiti, anche se in molti casi solo parzialmente, ma ci sono ritardi cronici sulle emissioni dei traghetti dello Stretto di Messina, ancorché si stia accelerando sul Ponte, e sulle opere infrastrutturali dei porti. Importanti i ritardi anche per quanto riguarda il Ministero della Giustizia e quello delle Imprese.

13 thoughts on “Così l’Italia si sta giocando il Pnrr

  1. Allora meno male che è cambiato il governo, altrimenti se lo sarebbero già magnato e digerito, e me fermo qui, se no me cancelleno il resto…‼️

  2. Meloni guida il governo dal 22 ottobre, non è esattamente ieri, ma non diciamo che sia colpa sua. nemmeno nei sogni più luridi ed umidicci dei pdioti si può pensare di scaglionare la colpa su di lei

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