Cutro, un documento smentisce la ricostruzione ufficiale

Si aggiunge un nuovo tassello al tentativo di ricostruire quanto è avvenuto in quelle tragiche ore. Sono poche parole, ma pesantissime, perché smentiscono le ricostruzioni ufficiali sulla strage di Staccato di Cutro, in cui nella notte tra il 25 e il 26 febbraio sono morte 88 persone che cercavano di raggiungere le coste italiane.

Si tratta di un appunto di un ufficiale di turno della Guardia di Finanza, vergato a mano nella tarda sera di sabato 25 febbraio: “Si comunica avvistamento Eagle 1 di natante con migranti”. Questo quanto veniva scritto sul registro delle operazioni alle 23:20 del sabato sera dal militare di turno, dando seguito alla segnalazione che arrivava da Frontex, tanto che poi veniva disposta l’uscita della motovedetta V5006 prima e del pattugliatore Barbarisi poi. Il documento smentisce la ricostruzione ufficiale, ribadita anche al Parlamento dal ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, che sosteneva come le autorità italiane fossero state sì avvertite da Frontex rispetto alla presenza di un’imbarcazione in difficoltà, ma senza sapere che a bordo ci fossero migranti.

Perché alla luce di quella segnalazione non si decise di far seguire un intervento SAR, che avrebbe dovuto essere delegato alla Guardia Costiera?

La domanda rimane. E di quesiti se ne aggiungono, perché il documento, il giorno dopo, risulta sparito. Non risulta nell’annotazione di polizia giudiziaria che la sezione operativa navale di Crotone della Gdf redige domenica 26 febbraio, a tragedia ormai avvenuta. E nemmeno si comprende come, alla luce di quell’appunto, la sera di sabato 25 febbraio, a poche ore dal naufragio, il comando generale della Guardia di Finanza disponga “che la vedetta 5006 effettui pendolamenti in zona Capo Colonne in attesa che il target entri nelle acque nazionali”. In quelle stesse ore la Guardia Costiera viene informata di quanto sta accadendo, ma non può intervenire, perché non è stato attivato alcun protocollo SAR.

Quattro ore e mezza dopo, a notte inoltrata, i mezzi della Gdf sono costretti a tornare in porto a causa del mare che sale d’impeto, mentre nessuno si premura di verificare le condizioni del natante alla deriva. “La Capitaneria di porto di Reggio Calabria, alla richiesta se avevano unità pronte a muovere, comunicava che non avendo ricevuto richiesta di soccorso e non avendo certezza della presenza di migranti a bordo, e che l’imbarcazione sta navigando regolarmente, non hanno predisposto uscita di unità navale”. Mezz’ora dopo, il caicco s’infrange contro una secca a poche centinaia di metri dalla spiaggia.

7 thoughts on “Cutro, un documento smentisce la ricostruzione ufficiale

  1. Circa 180 persone non rimangono stivate per tre giorni di navigazione in un natante lungo 20 metri e largo 4 metri. Quelle persone hanno navigato dalla Turchia in altro natante e poi trasbordate. Dare risposta!

  2. Quindi secondo questa traversa giornalisti a tutti partirebbe da un appunto che risulta sparito. Che ***** de giornalismo. L’acqua non sale per la gravità terrestre ma per voi potrebbe sempre essere possibile.

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