Lega Nord contro Lega, la resa dei conti è iniziata

La destra ha nettamente vinto le elezioni politiche tenutesi domenica scorsa e la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, candidata premier del futuro governo, è già al lavoro per formare il prossimo esecutivo.

Le insidie del nuovo esecutivo, tuttavia, sono molteplici, perché se tra i grandi sconfitti del turno elettorale figura sicuramente il segretario (o meglio, ex) del Partito Democratico Enrico Letta, tra questi c’è anche il leader della Lega Matteo Salvini, che ha raccolto un risultato inferiore al 9%. Un risultato decisamente negativo, che non solo ha messo in guardia Meloni dall’assegnargli un incarico in un ministero chiave, memore del protagonismo avuto ai tempi del governo giallo-verde, ma che ha anche causato una levata di scudi all’interno del partito stesso.

I guai di Salvini, tuttavia, paiono appena iniziati.

A ottobre, al Tribunale di Milano, si discuterà infatti un ricorso presentato da alcuni ex militanti della Lega Nord per riportare sulle schede elettorali il vecchio simbolo della Lega Nord con Alberto da Giusanno e senza il nome dell’attuale leader.

Lo abbiamo chiesto per presentarci ad alcune elezioni amministrative, ma ci è sempre stato negato” ha spiegato Gianluca Pini, maroniano, già segretario della Lega Nord Romagna tra il 1999 e il 2015, secondo cui, con un ritorno alle origini, alla Lega Nord, è possibile “riportare al voto milioni di ‘vecchi’ leghisti che si sono astenuti alle elezioni perché non si riconoscono nella gestione di Matteo Salvini”.

Secondo Pini, il risultato negativo della Lega è da attribuire alla “via sovranista di Salvini, che conosco da 30 anni e non ho mai stimato, lui lo sa”: un progetto che “non ha funzionato perché la gente, dovendo scegliere, ha scelto la sovranista originale”, ovvero Giorgia Meloni. “Del resto già tempo fa Giorgia, che è amica mia, mi disse ‘Ora mi mangio la Lega e Forza Italia e poi vado al governo’, è una molto determinata. Proprio come me, che voglio far rivivere la Lega Nord”.

Con il ritorno alla Lega (nuovamente) Nord, prospetta Pini, si potrà correre “già alle prossime regionali, se il giudice ci restituirà il vecchio simbolo”, mutando le sorti di una formazione che “ha preso più voti in Basilicata che in Emilia Romagna”, divenuto ormai “un partito del Sud che ha perso ogni contatto col Nord”. Per questo “tanti ex militanti e amministratori leghisti non hanno votato e c’è un numero altissimo di persone che si sono astenute. È lì, tra chi considera la questione settentrionale e dell’autonomia del Nord ancora prioritarie, che potremmo trovare anche milioni di elettori”.

Quella che è un’antica faida tra i sostenitori della ‘vecchia’ e della ‘nuova’ Lega, dopo il deludente risultato delle urne, insomma, assume sempre più i toni di una vera e propria resa dei conti.

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