Prelievi di Dna, l’ultima frontiera della repressione cinese in Tibet

Le autorità cinesi stanno intensificando in modo significativo la raccolta arbitraria di Dna dai residenti di molte città e villaggi della regione autonoma del Tibet.

Lo denuncia Human Rights Watch. “Il governo di Pechino sta già sottoponendo i tibetani a una repressione pervasiva. Adesso sta letteralmente prelevando sangue senza consenso per rafforzare la capacità di sorveglianza” ha affermato Sophie Richardson, direttrice della non-profit per la Cina.

Ad aprile un report della municipalità di Lhasa affermava che campioni di sangue per la raccolta del Dna venivano prelevati sistematicamente dai residenti locali. Un rapporto di una cittadina tibetana nella provincia del Qinghai, risalente a dicembre 2020, affermava che una pratica di questo genere, per tutte le persone di età superiore a 5 anni, era già in atto all’epoca.

Lo scopo della raccolta del Dna nel comune di Chamdo, secondo le autorità, si è reso necessario per “migliorare l’efficienza delle verifiche e aiutare nella cattura delle persone in fuga”. In altre aree della regione autonoma del Tibet, ai residenti è stato detto che i prelievi di Dna sarebbero stati utili “per reprimere efficacemente elementi illegali e criminali”.

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