Dieta iposodica, a cosa serve?

“Dieta iposodica” significa regime alimentare povero di sodio.

Il sodio è un minerale particolarmente abbondante nello stile nutrizionale occidentale; per questo, contrariamente ad altri minerali (come ferro, calcio, potassio, magnesio ecc.), nella stragrande maggioranza dei casi crea complicazioni per un suo apporto dietetico eccessivo.

Ovviamente, la dieta iposodica esclude anche tutte le molecole additive contenenti sodio, come ad esempio il glutammato di sodio e il bicarbonato di sodio.

Oltre a limitare l’apporto di sodio rispetto alle abitudini dietetiche occidentali, la dieta iposodica agisce sulle complicanze indotte dall’eccesso di sodio attraverso altri aspetti di natura chimico – nutrizionale. Dagli studi inerenti la regolazione pressoria dell’organismo umano è emerso che, oltre al centro nervoso di regolazione, anche il tono vasale (vasodilatazione o vasocostrizione periferiche) ed il rapporto tra escrezione/riassorbimento dei nefroni giocano un ruolo essenziale nell’insorgenza dell’ipertensione arteriosa.

Pertanto, tenendo in considerazione che sia la compliance arteriosa, sia la funzionalità renale sono meccanismi fortemente influenzati da alcune molecole nutrizionali, la dieta iposodica viene strutturata intervenendo non solo sul sodio ma su molti aspetti dell’alimentazione complessiva.

La dieta iposodica è una terapia nutrizionale finalizzata a contenere i livelli di ipertensione arteriosa (definita tale quando la pressione minima è stabilmente superiore a 90mmHg e quella massima supera sempre i 140mmHg).

Questa patologia metabolica, che aumenta proporzionalmente il rischio cardiovascolare, può essere indotta o favorita da alcuni elementi eziologici o predisponenti.

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