Il “fallimento” di Boris Johnson nella gestione della pandemia

Il peggiore disastro nella storia della sanità britannica, costato decine di migliaia di morti che potevano essere salvati”.

Viene così definita, in un rapporto parlamentare bipartisan redatto dai deputati di maggioranza e opposizione delle commissioni ‘Sanità’ e ‘Scienza e Tecnica’ della Camera dei Comuni britannica, la gestione della pandemia da Covid-19 del governo di Boris Johnson.

Secondo le commissioni d’inchiesta, il premier Johnson ha “deliberatamente” adottato un “approccio progressivo e graduale”, introducendo soprattutto ad inizio pandemia misure blande e “di scarsa efficacia”, come il coprifuoco alle 22 per i pub, invece di mettere in atto misure di contenimento molto più severe, come il lockdown, “ignorando gli allarmi provenienti da Italia e Cina”.

Il primo ministro inglese, inoltre, è accusato di aver ignorato anche un rapporto dell’Imperial College di Londra, nel quale si stimava tramite un modello previsionale che se non fossero state intraprese azioni molto più drastiche i morti nel Regno Unito avrebbero potuto toccare quota mezzo milione.

12 thoughts on “Il “fallimento” di Boris Johnson nella gestione della pandemia

  1. Tenendo presente che in Italia abbiamo 59 milioni di abitanti mentre la Gran Bretagna ne ha 67 milioni, fatte le debite proporzioni, noi abbiamo avuto più morti di loro.

  2. Anche in Italia hanno sbagliato approccio, l’emergenza pandemia era stata emanata su gazzetta ufficiale già a gennaio ma sono serviti 3mesi per fare qualcosa, troppo tardi

  3. Questo idiota puntava all immunità di gregge, cavolata clamorosa, specialmente la frase da arrabbiatura galattica : ogni famiglia dovrà abituarsi a perdere qualcuno di caro…

  4. L’Italia potrebbe essere giustificata per essere stata la prima colpita, ma BJ ne ha combinate troppe anche oggi vediamo che anche in seguito alle aperture totali ha una situazione critica.

  5. Bisogna anche chiedersi il perché la prima colpita ( non dimentichiamoci della Spagna comunque), impreparazione, procrastinare, carenza di piano pandemico ecc ecc ecc

  6. L’unica cosa da chiarire è la mancata attuazione della zona rossa in val seriana, per il resto in occidente non è mai arrivata una pandemia nemmeno con le precedenti sars e mers per cui puó essere ritenuta comprensibile la sottovalutazione magari dettata da ragioni di risparmio per un evento ritenuto poco probabile, e fior di virologi solo nel Gennaio ritenevano l’Italia al sicuro.

  7. Ragioni di risparmio o di guadagno? Come si può affrontare un eventuale emergenza senza un piano aggiornato o peggio senza mettere in atto quello che c’è anche se “vecchio”, come hanno fatto altri paesi.

  8. Dal fatto quotidiano:” se l’Italia aveva un piano pandemico influenzale in vigore e simile a quello di altri Paesi, perché non lo ha attivato? Se lo avesse fatto ci saremmo probabilmente accorti in tempo che stava arrivando uno tsunami di proporzioni devastanti e non ci saremmo fatti trovare impreparati. Questa impreparazione generale e quindi il non aver fatto nulla prima del 20 febbraio ha certamente influito a determinare questo drammatico incremento di mortalità, il più alto al mondo in rapporto alla popolazione, e una diffusione così repentina del virus, che si è trovato le porte spalancate.”…In fondo, tornando al nostro piano pandemico del 2006, la preparazione non è un concetto astratto. Basti guardare ciò che è successo all’ospedale di Schiavonia, in provincia di Padova dove, grazie a un protocollo applicato con diligenza e tempestività, dopo il primo caso Covid registrato il 21 febbraio si è sanificato correttamente l’ospedale, si sono fatti circa 700 tamponi, si è chiusa l’area con misure di quarantena e si è spento il focolaio sul nascere. Carta canta. In Veneto possiamo dire che una preparazione anticipata ha evitato il disastro.

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