Ponte sullo Stretto, cresce la rabbia e il fronte del ‘no’

Il clima che si respira tra Messina e Villa San Giovanni, Comune della città metropolitana di Reggio Calabria, da fine marzo in poi è tutt’altro che primaverile. È colpa di due parole. Una è ponte, l’altra è espropri. Che riguardano soprattutto le centinaia di persone inserite in un documento lungo 1.500 pagine, in cui si parla di oltre 450 case da espropriare e di circa 1.400 abitanti coinvolti. Ma in realtà sono le intere città a rischiare di essere stravolte, per un totale di 250mila abitanti tra messinesi e villesi.

La prima parola ‘calda’ è ponte. L’opera tornata in auge a partire dalla vittoria del centrodestra nel settembre del 2022, con Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia a guidare la coalizione al governo. Simbolo delle grandi infrastrutture da progettare e realizzare al Sud. E simbolo, sulla carta, di cosa sarebbe stato, sarà o non sarà mai fatto per accorciare il gap con il Nord. Ma le parole non sono state mai davvero recepite dai cittadini dell’area dello Stretto, favorevoli o contrari, memori delle decine di proclami sbandierati nel corso di quasi un secolo. Così, per mesi fuori dalla politica, l’unico dibattito sotto al sole siculo-calabro che batte le due sponde è stato tra i “purtroppo non lo faranno mai” e i tanti “meno male”.

Ma se di Ponte sullo Stretto si parla da sempre, a far calare il gelo sulla città è stata la seconda parola: espropri. La Stretto di Messina spa guidata dall’amministratore delegato Pietro Ciucci, il 2 aprile 2024 ha annunciato la pubblicazione dell’elenco di tutte le zone, i villaggi, le case e i terreni, e quindi i cittadini, interessati dalle procedure con cui la società dovrebbe entrare in possesso delle zone dei cantieri e dei servizi a corredo. Il documento diffuso il giorno dopo, lungo oltre 1.500 pagine, ha evidenziato come ci siano in ballo circa 450 case divise tra le due città, 300 in Sicilia e circa 150 in Calabria. Un’allerta che, però, non riguarda soltanto Messina e Villa, ma decine di Comuni lungo la sponda tirrenica della provincia peloritana e di quella reggina.

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7 thoughts on “Ponte sullo Stretto, cresce la rabbia e il fronte del ‘no’

  1. Siamo un paese sempre più in declino, le infrastrutture di qualsiasi tipo, a prescindere dalla loro efficacia, non vengono realizzate per l’opposizione di un gruppo che ne contesta la realizzazione a torto o a ragione e che ha una serie infinita di carte da giocare

  2. No, da fastidio a chiunque abbia un minimo di intelligenza per capire che un ponte del genere, costruito alle falde di un VULCANO ATTIVO (!!!!) sia, come la corazza Potemkin…una ****** pazzesca. Solo che la ****** la pagheranno gli italiani a caro prezzo, e i soldi se li intascherà la mafia e qualche politico con tutta la sua cricca (🧔🏻‍♂️). Forse sarebbe meglio prima avere una infrastruttura stradale e ferroviaria in Sicilia che sia degna di un paese civile…sta storia dei traghetti deve avervela raccontata Qualche Qoglione Qanonista…

    1. Strano in Giappone ci sono ponti nel nord Europa ci sono ponti solo noi abbiamo questi problemi
      Che poi si dica sarà veramente utile ecc ecc è un’altra cosa

  3. Il problema di fondo è che è stato proposto dal c. Destra e la sinistra rifiuta a priori . della viabilità in Sicilia non gliene frega niente ,lo dimostra che nei 13 anni precedenti non hanno fatto un K . anzi hanno peggiorato la situazione

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