La denatalità rischia di mettere in crisi l’economia italiana

Mother holding the hands of a new born baby. Original public domain image from Wikimedia Commons

Il cambiamento demografico dovrebbe fare calare i consumi almeno del 2%, con punte del 10% nel Mezzogiorno. E la solo componente dell’immigrazione può far poco, va “conciliata con altre azioni”. A segnalare il rischio è il past president dell’Istat Gian Carlo Blangiardo, durante un intervento al convegno ‘Consumi e scenari nell’Italia che cambia’, tenuto nei giorni scorsi.

Sui consumi fuori casa i dati “ci restituiscono una situazione problematica con parecchi punti critici. La natalità continua a diminuire e ha delle conseguenze immeditate. La componente economica avrà un impoverimento in termine di popolazione lavorativa e si rischia una perdita di centinaia di miliardi di Pil”. Tuttavia, prosegue, ci sono “anche delle opportunità. Riuscire a cogliere il cambiamento è la grande sfida”. Dunque, “invertire le tendenze è possibile, ma si deve agire in maniera tempestiva, efficace e con una chiamata alle armi di tutti. Non è solo il governo che deve muoversi, anche gli ambiti territoriali, gli enti territoriali, il mondo imprenditoriale e il privato sociale”.

Anche l’immigrazione, aggiunge, è “un contributo importante, a partire da natalità e forza lavoro. Ma non è la soluzione. Il contributo dell’immigrazione va conciliato con altre azioni”. Per esempio, “consumano più i giovani single e le coppie giovani rispetto ad anziani single e in coppia”. Occorre poi “agire sulle famiglie con figli”. La ricetta passa dunque per rilancio della natalità, da un’immigrazione regolata e dai diversamente giovani che devono avere la possibilità di restare produttivi.

Lascia un commento