Davvero Kim Jong-un è pronto alla guerra?

Dove vuole arrivare Kim Jong-un?

La domanda si fa sempre più insistente, nonché legittima, di fronte all’aumento delle tensioni nella penisola coreana. Un processo cominciato già anni fa, quando il leader supremo della Corea del Nord fece saltare in aria il centro di collegamento intercoreano di Kaesong, a pochi chilometri dalla zona demilitarizzata che divide le due Coree, retaggio della guerra degli anni Cinquanta conclusasi con un armistizio e non con una vera pace.

La guerra in Ucraina ha accelerato e peggiorato il tutto, con un record di lanci di missili e le esigenze a dir poco contrapposte di Pyongyang, tesa a rafforzare l’asse con la Russia, e Seul, dove l’arrivo alla presidenza del conservatore Yoon Suk-yeol ha portato a un rafforzamento dell’alleanza militare con gli Stati Uniti e al disgelo nei rapporti col Giappone.

Un’ulteriore accelerazione a una contrapposizione sempre meno accomodante è stata data dal viaggio di Kim nell’Estremo Oriente russo, dove lo scorso settembre ha incontrato Vladimir Putin. Un incontro nel quale secondo molti osservatori sarebbe stato suggellato un accordo di fornitura militare di Pyongyang a Mosca, in cambio di assistenza tecnologica in settori strategici. Secondo l’intelligence sudcoreana, proprio l’aiuto russo sarebbe servito alla Corea del Nord per riuscire a lanciare in orbita il suo primo satellite spia lo scorso novembre. Mossa alla quale è seguita la cancellazione dell’accordo militare intercoreano del 2018, che riduceva le attività dei rispettivi eserciti nei pressi della frontiera.

Oltre alle schermaglie militari, da Pyongyang sono arrivate però anche importanti novità politiche. Nel suo discorso durante l’incontro di fine anno del Partito del Lavoro, Kim ha definito unerrorel’obiettivo storico dellariunificazione”, che fin qui era sempre stato il fine ultimo della Corea del Nord. Poche settimane dopo, il leader supremo ha chiesto di emendare la costituzione del Paese per individuare la Corea del Sud comenemico principale e immutabile. I sudcoreani non saranno più chiamati “compatrioti”, ma “nemici”. Verrà inclusa una definizione concreta del territorio del Nord come separato in modo definitivo da quello del Sud. Kim ha anche dichiarato che in caso di conflitto il territorio della Corea del Sud andrebbe “occupato completamente”, con la “sottomissione” totale di Seul.

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