Negli ultimi quindici anni l’industria italiana è crollata

Da una ricerca della Cgia di Mestre emerge che negli ultimi 15 anni l’industria italiana è crollata, con il solo Nord-Est che ha retto, con una crescita del 5,9%. Tra il 2007 e il 2022 il valore aggiunto reale dell’attività manifatturiera italiana è infatti sceso dell’8,4%. Al Sud il dato è del- 27%, al Centro del -14,2% e al Nord-Ovest del -8,4%. Tra i principali Paesi europei, solo la Spagna, con il -8,9%, ha registrato un risultato peggiore dell’Italia. In Francia il calo è stato del 4,4%, mentre in Germania la variazione è stata positiva e addirittura pari al +16,4%.

Tra i fattori che hanno cambiato profondamente il volto della nostra economia, l’associazione Artigiani e Piccole imprese ha citato la grande recessione del 2008-2009, la crisi dei debiti sovrani del 2012-2013, la pandemia del 2020-2021 e l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia avvenuta nel 2022. Va comunque evidenziato che tra il 2019, anno che precede lo scoppio della crisi economica/sanitaria causata dal Covid, e il 2022, il settore manifatturiero italiano ha realizzato un rimbalzo superiore a quello registrato nel resto degli altri principali Paesi Ue.

A livello provinciale, Milano rimane l’area più manifatturieradel Paese con 28,2 miliardi di euro di valore aggiunto nominale nel 2021. Seguono Torino (15,6 miliardi), Brescia (13,5 miliardi), Roma (12,1 miliardi) e Bergamo (11,9 miliardi). Delle prime dieci province più industrializzate d’Italia, sette si trovano lungo l’autostrada A4. Tra tutte le 107 province monitorate, quella che tra il 2007 e il 2021 ha registrato la crescita del valore aggiunto industriale nominale più elevata è stata Trieste, +102,2%. Subito dopo c’è Bolzano (+55,1%), Parma (54,7%), Forlì-Cesena (+45%) e Genova (+39,5%). I territori, invece, dove le perdite di valore aggiunto sono state più importanti hanno interessato Sassari (-25,9%), Oristano (-34,7%), Cagliari (-36,1%), Caltanissetta (-39%) e Nuoro (-50,7%).

4 thoughts on “Negli ultimi quindici anni l’industria italiana è crollata

  1. Purtroppo gli imprenditori vogliono pagare sempre meno tasse e manodopera per cui si porta tutto all’estero dove i costi sono bassi. Inoltre c’è da dire che la nostra politica non è molto attenta a fuga di lavoratori e aziende per cui prestò assisteremo ad una desertificazione di aziende in Italia.

  2. Negli anni abbiamo perso l’industria automobilistica ( Lancia, Alfa Romeo, Fiat ..), il tessile ( preso dai cinesi , vedi Prato etc); società straniere che non investono da noi per via di burocrazia e giustizia che fanno schifo.
    E poi tutti i giovani italiani laureati e non, brillanti menti che lasciano il
    Paese da anni.
    E i figli che non si fanno più.
    L’Italia rotola giù senza che nessuno abbia il coraggio o si prenda la responsabilità di fermare questa corsa
    con rimedi drastici e programmazioni a lungo termine.
    Mancano politici che davvero amino il
    proprio paese, più del proprio interesse personale.

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