Così l’intelligenza artificiale è destinata a cambiare il mondo

Ogni epoca ha la sua corsa all’oro con relativo Far West. L’Intelligenza artificiale non fa eccezione. Questa volta però il rischio è di andare tutti a sbattere.

Mo Gawdat, l’ex chief business officer di Google X, ossia il braccio di Mountain View che si occupa di ricerca e sviluppo, nel corso di una lunga intervista ha detto: “Onestamente, i governi devono intervenire ora, come se fossimo già in ritardo”. Gawdat, uno dei massimi esperti mondiali di tecnologia, ha spiegato che non c’è mai stata una tempesta così perfetta nella storia dell’umanità. E che, “se devi ancora diventare genitore, ti conviene aspettare”.

Eravamo a giugno 2023. Tempo sei mesi e il commissario europeo al mercato interno Thierry Breton ha annunciato la nascita del primo quadro normativo al mondo che stabilisce “regole chiare per l’Intelligenza artificiale”. Un passaggio storico. Brando Benafei, l’eurodeputato italiano che ha co-diretto i lavori, ha detto: “Avevamo un obiettivo, fornire una legislazione che garantisse che l’ecosistema dell’IA in Europa si sviluppasse con un approccio antropocentrico”. Insomma, proteggere i diritti fondamentali, la democrazia, lo Stato di diritto, la sostenibilità ambientale e stimolare l’innovazione.

La società di consulenza PwC si aspetta che l’Intelligenza artificiale contribuirà con oltre 15 trilioni di dollari all’economia globale entro il 2030, un dato allineato alle recenti stime del McKinsey Global Institute. Per intenderci, il valore di circa quattro volte quello di un’economia avanzata come quella tedesca. Ma a quale costo? Secondo il World Economic Forum, saranno circa 85 milioni i posti di lavoro che andranno bruciati entro il 2025. In Italia, Confartigianato stima la perdita di 8 milioni e mezzo di posti, mentre un italiano su tre sarà coinvolto nel processo di automazione. Un dato il linea con quelli di PriceWatherhouseCoopers, che ha stimato che entro il 2030 un posto di lavoro su tre potrebbe essere automatizzato.

A essere più colpiti saranno i lavori manuali e le funzioni amministrative. Insomma, le mansioni routinarie. A essere meno esposti sarebbero dunque profili professionali altamente qualificati che non svolgono funzioni routinarie e i lavori bassamente qualificati che svolgono funzioni manuali che non possono essere standardizzate. Insomma, a venir meno sarebbe tutto quello che sta in mezzo. Un bel problema, visto che la società futura potrebbe essere sempre più polarizzata e dunque meno stabile.

Tuttavia, si tratta di un passaggio non scontato. Secondo un recente rapporto di Boston Consulting Group, se è vero che sei aziende su dieci hanno investito in Intelligenza artificiale, è altrettanto vero che l’implementazione dell’IA spesso incontra sfide nell’integrazione con i processi di innovazione esistenti. Inoltre, secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro, l’IA andrà a integrare, più che distruggere, gli attuali posti di lavoro, automatizzandone alcuni aspetti. E comunque, sostiene il World Economic Forum, l’IA dovrebbe contribuire alla creazione di 97 milioni di nuovi posti di lavoro.

Insomma, siamo nel mezzo di una trasformazione epocale, ma non di un destino ineluttabile.

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