G7, sostegno a Israele. Blinken: “Gaza non sia rioccupata”

Condanna ferma e senza appello degli attacchi terroristici di Hamas e pieno riconoscimento a Israele a esercitare la sualegittima difesa”, ma anche un appello a Tel Aviv a rimanere nell’ambito del perimetro sancito dal diritto internazionale e a favorirepause umanitarie, che sono urgenti e necessarie” per consentire i soccorsi e l’evacuazione della popolazione civile nella Striscia di Gaza, allo stremo dopo trentadue giorni dall’inizio del conflitto.

Questo quanto emerge dal documento varato nel vertice del G7 di Tokyo, nel quale i ministri degli Esteri di Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania, Italia, Canada e Giappone, insieme all’Alto rappresentante della politica estera europea, Josep Borrell, hanno anche ribadito una “forte opposizione a qualsiasi tentativo unilaterale di modificare lo status pacificamente stabilito dei territori con la forza o la coercizione in qualsiasi parte del mondo”. Un chiaro riferimento alle parole del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che ieri aveva detto che Tel Aviv era pronta ad assumere “la responsabilità generale della sicurezza” nella Striscia di Gaza al termine del conflitto. Un’ipotesi osteggiata sin da subito anche dagli Stati Uniti. Il cui presidente, Joe Biden, ha chiesto tre giorni di tregua nei combattimenti a Netanyahu per favorire le trattative per liberazione degli ostaggi. Il premier di Israele ha rifiutato tale opzione, aprendo però a “piccole interruzioni tattiche” per permettere la partenza dei civili dal Nord di Gaza.

“I membri del G7 sono impegnati a lavorare a stretto contatto con i partner per preparare soluzioni sostenibili a lungo termine per Gaza e il ritorno a un processo di pace più ampio, in linea con i parametri concordati a livello internazionale”, si legge ancora nella dichiarazione del G7. Secondo cui lasoluzioneper il conflitto, nel lungo periodo, è quellaa due Stati, che prevede che Israele e uno Stato palestinese vivano fianco a fianco in pace, sicurezza e riconoscimento reciproco”, definita “l’unica via verso una pace giusta, duratura e sicura”. Da questo punto di vista, a margine del vertice, il Segretario di Stato americano, Anthony Blinken, ha rimarcato cheIsraele non può occupare Gaza una volta terminato il conflitto con Hamas, aggiungendo che è “imperativo che il popolo palestinese sia al centro della governance anche a Gaza e in Cisgiordania”.

L’obiettivo di Hamas in relazione ai massacri del 7 ottobre era quello di sconvolgere gli equilibri in Medio Oriente, puntando a uno stato di “guerra permanente. Lo ha riferito quest’oggi il ‘New York Times’, citando Khalil al-Hayya, un alto dirigente di Hamas, che da Doha, in Qatar, ha spiegato le ragioni dell’attacco a Israele. Un atto che aveva lo scopo di “cambiare l’intera equazione, e non solo avere uno scontro. Siamo riusciti a rimettere sul tavolo la questione palestinese. E ora nessuno nella regione è più tranquillo”, ha spiegato. Al quotidiano statunitense ha parlato anche Taher El-Nounou, consigliere per i media di Hamas, che ha aggiunto: “Spero che lo stato di guerra con Israele diventi permanente su tutti i confini e che il mondo arabo sia al nostro fianco”. Al-Hayya ha poi detto che l’organizzazione aveva previsto una dura reazione da parte di Israele, “ma dovevamo dire alla gente che la causa palestinese non sarebbe morta”.

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