In 64 Paesi nel mondo è illegale essere gay

Ancora oggi in 64 Paesi nel mondo è illegale essere gay, tanto da poter essere imprigionati, frustati oppure trattati a livello sanitario. Inoltre, come spiegato dal rapporto ILGA World, in alcuni Stati, come Iran e Arabia Saudita, è prevista la pena di morte. Non solo. In molte realtà, nelle quali l’omosessualità non è vietata per legge, le persone della comunità Lgbtq+ vengono sistematicamente discriminate e stigmatizzate.

Per questo, ogni 11 ottobre si celebra la Giornata mondiale del coming out. Il giorno è stato scelto per ricordare la ‘Grande Marcia’ di Washington nel 1987, quando lo psicologo Robert Eichberg e l’attivista Jean O’Leary organizzarono una manifestazione per rivendicare i diritti delle persone omosessuali. Diritti ancora oggi negati.

Come messo in luce dal rapporto ILGA World, infatti, in 32 su 54 Paesi africani l’omosessualità è criminalizzata ed è possibile essere incarcerati. Tra questi: Egitto, Etiopia, Namibia, Somalia e Eswatini, ma anche Marocco, Tunisia, Algeria e Libia. Addirittura, è previsto l’ergastolo in realtà come Sudan, Gambia, Sierra Leone, Tanzania, Uganda e Zambia, mentre in Nigeria la pena può arrivare fino a 21 anni. Anche nel continente americano ci sono Paesi che non ammettono il coming out. Tra questi la Guyana, dove si può rimanere in carcere per tutta la vita, Giamaica, Grenada, Saint Lucia e Dominica. Non è migliore la situazione in Asia, dove 20 Paesi su 42 puniscono l’omosessualità. In Iran e Arabia Saudita si rischia la pena di morte, mentre in Yemen è prevista la fustigazione. Pene particolarmente elevate anche in Pakistan, dove si rischia l’ergastolo, in Afghanistan, in cui i Talebani hanno ripristinato la legge della Sharia, nel Sultanato di Brunei e in Malesia, dove le pene superano i 20 anni ed è possibile la fustigazione. Analoga situazione anche in alcune realtà dell’Oceania: in Papua Nuova Guinea e nelle Isole Salomone si rischiano fino a 14 anni di carcere.

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