Gli scontri in una maggioranza che guarda già alle Europee

Complici le difficoltà nell’attuazione del Pnrr, dossier cruciale per la legislatura, e la strategia attendista sul Mes, divenuto un tema identitario per Fratelli d’Italia e Lega, il governo guarda con non poche fibrillazioni alle elezioni europee del 2024.

Da una parte, il leader leghista Matteo Salvini punta ritrovare la centralità persa, in Italia come nella politica continentale; dall’altra, la premier Giorgia Meloni cerca di confermarsi, sia a livello nazionale che a livello internazionale; sullo sfondo, il traghettatore di Forza Italia, Antonio Tajani, tenta di inserirsi rivendicando il proprio ruolo di ago della bilancia della coalizione e un profilo moderato ed europeista in vista delle consultazioni nell’Unione, una partita che si giocherà con le regole del proporzionale, e da cui dipenderà molto probabilmente il futuro del partito.

Per questo, nelle ultime settimane, la questione delle alleanze in sede europea dei partiti al governo ha assunto sempre più rilevanza.

Sul tema, oggi è arrivato l’ennesimo botta e risposta tra Tajani e Salvini. “Il problema sono Afd e il partito della signora Le Pen, perché sono due partiti antieuropeisti. C’è una incompatibilità non solo con Forza Italia, ma con la famiglia del Partito popolare europeo” ha ribadito questa mattina il reggente forzista, mentre il leghista ha detto di star lavorando con “determinazione a costruire una casa comune del centrodestra alternativa ai socialisti”, convinto che “una fetta del Ppe desideri guardare a destra”. Sottolineando: “Non accetto veti sui nostri alleati”.

Dopo essere stato a lungo un punto di riferimento dell’estrema destra comunitaria e dell’euroscetticismo, l’obiettivo di Salvini è quello di ritrovare centralità, anche in Italia, cercando un accordo tra le forze conservatrici del continente, mentre Tajani rinnova un appello a quello che da sempre è il verocampo da giocodelle elezioni europee, non tanto la divisione destra-sinistra, quanto quella europeista-antieuropeista, in cui il Partito popolare europeo, della cui famiglia Forza Italia è uno storico membro, e le destre antieuropeiste, di cui Salvini è stato uno dei principali leader insieme a Le Pen, sono su opposte barricate.

In questo contesto, la vera questione sarà quella relativa al posizionamento in campo europeo che avrà Fratelli d’Italia. Meloni è stata in passato tra le più grandi accusatrici dell’Unione europea, salvo poi una volta arrivata al governo dover adottare un atteggiamento molto più conciliante, sia per le difficoltà sui già citati dossier, Pnrr e Mes, sia perché la premier è consapevole che per alleggerire i cordoni dell’austerity e arrivare a riforme importanti in sede europea su alcuni temi, in primis quello relativo alla questione immigrazione, è necessario smarcarsi dai vecchi alleati, che hanno sempre o posto veti o fatto ostruzionismo, cercando nuove sponde, ad esempio nel Ppe.

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