La strage di Capaci. 31 anni fa moriva Giovanni Falcone

Sono trascorsi trentuno anni dalla ‘strage di Capaci’, nella quale persero la vita il giudice antimafia Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, anche lei magistrato, e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.

Alle 17:58 del 23 maggio 1992, sull’autostrada Trapani-Palermo, nei pressi di Capaci, al passaggio delle tre Fiat Croma blindate su cui viaggiavano il giudice, la moglie e la scorta, Cosa Nostra fece esplodere 500 chili di tritolo, piazzati dentro un canale di scolo. Oltre alle cinque vittime, l’esplosione ferì anche altre 23 persone, compresi gli agenti Paolo Capuzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello e l’autista giudiziario Giuseppe Costanza.

“Secondo Antonino Caponnetto, Giovanni Falcone cominciò a morire nel gennaio del 1988. Io condivido questa affermazione” disse Paolo Borsellino, suo amico e collega. “Oggi che tutti ci rendiamo conto di qual è stata la statura di quest’uomo. Ci accorgiamo come, in effetti, il Paese, lo Stato, la magistratura che forse ha più colpe di ogni altro, cominciò a farlo morire il primo gennaio del 1988, quando il Csm con motivazioni risibili gli preferì il consigliere Meli”. La mafia, aggiunse, “ha preparato e attuato l’attentato del 23 maggio, nel momento in cui Giovanni Falcone era a un passo dal diventare direttore nazionale antimafia”.

Cinquantasette giorni dopo, il 19 giugno 1992, nell’attentato mafioso di via D’Amelio verrà ucciso Paolo Borsellino, insieme a cinque uomini della scorta, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

“Il 23 maggio di trentuno anni fa lo stragismo mafioso sferrò contro lo Stato democratico un nuovo attacco feroce e sanguinario. Una strage, quella di Capaci, che proseguì, poche settimane dopo, con un altro devastante attentato, in via D’Amelio a Palermo, nel quale morì Paolo Borsellino” ha ricordato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “A questi testimoni della legalità della Repubblica, allo strazio delle loro famiglie, al dolore di chi allora perse un amico, un maestro, un punto di riferimento, sono rivolti i primi pensieri nel giorno della memoria. Quegli eventi sono iscritti per sempre nella storia della Repubblica. Si accompagna il senso di vicinanza e riconoscenza verso quanti hanno combattuto la mafia infliggendole sconfitte irrevocabili, dimostrando che liberarsi dal ricatto è possibile, promuovendo una reazione civile che ha consentito alla comunità di ritrovare fiducia”.

Mattarella ha poi aggiunto: “I criminali mafiosi pensavano di piegare le istituzioni, di rendere il popolo suddito di un infame potere. La Repubblica seppe reagire con rigore e giustizia. Magistrati come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino hanno demolito la presunzione mafiosa di un ordine parallelo, svelando ciò che la mafia è nella realtà, un cancro per la comunità civile, una organizzazione di criminali per nulla invincibile, priva di qualunque onore e dignità”. Il Capo dello Stato ha poi sottolineato: “La mafia li ha uccisi, ma è sorta una mobilitazione delle coscienze, che ha attivato un forte senso di cittadinanza. Nelle istituzioni, nelle scuole, nella società civile, la lotta alle mafie e alla criminalità è divenuta condizione di civiltà, parte irrinunciabile di un’etica condivisa. L’azione di contrasto alle mafie va continuata con impegno e sempre maggiore determinazione. Un insegnamento di Giovanni Falcone resta sempre con noi: la mafia può essere battuta ed è destinata a finire”.

6 thoughts on “La strage di Capaci. 31 anni fa moriva Giovanni Falcone

  1. Bla bla bla intanto il velo sopra la verità sta bello fermo e non si sposta…Onore a questo grandissimo uomo, sua moglie e a tutta la sua povera scorta…😥

  2. Ancora commemorazioni, ogni due mesi.
    Ma è vero, la verità rimane nascosta. Il connubio tra politica e mafia non può essere rivelato..
    Avanti con le ipocrisie.

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