Oltre all’instabilità del governo la Tunisia ha un problema idrico

In Tunisia la siccità degli ultimi cinque anni ha innescato un’emergenza idrica che sta mettendo a dura prova la popolazione, oltre a una serie di settori produttivi strettamente dipendenti dall’acqua, come l’agricoltura. Le riserve nei 30 bacini del paese sono scese sotto il 30% della loro capacità, quindi ben oltre il livello di guardia. Se si pensa che alla fine di marzo del 2019 il tasso di riempimento delle dighe era dell’80%, appare chiaro che la situazione è di una gravità senza precedenti. Questo ha spinto le autorità a introdurre restrizioni nella distribuzione e uso di acqua potabile nelle abitazioni, dove l’erogazione viene interrotta dalle 21 alle 4 del mattino, in alcune città fino alle 5. Il ministero dell’Agricoltura e delle risorse idriche ha deciso di vietare fino al 30 settembre l’uso di acqua potabile per l’irrigazione di coltivazioni e aree verdi. Ugualmente proibito usare acqua potabile per la pulizia di strade e spazi pubblici.

Le regioni tunisine in maggiore sofferenza sono quelle più aride, come Kasserine e Gabes, ma il problema è generale e colpisce anche le zone del nord-ovest, che grazie a un clima più temperato rappresentano da sempre il “granaio” del Paese.

Secondo il portavoce del sindacato degli agricoltori, Anis Karbach, lo scenario è drammatico e ha bisogno di interventi urgenti. Il raccolto di grano in questa stagione è stimato infatti in appena 2,5 milioni di quintali, un terzo rispetto ai 7,4 milioni di quintali prodotti nella stagione precedente.

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