Armocromia e altre meraviglie della politica italiana

In generale dico sì ai colori e ai consigli di un’armocromista”. Queste le parole della segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, balzata in settimana agli onori delle cronache per una lunga intervista concessa al settimanale di moda ‘Vogue’

Rispondendo a una domanda sul power dressing, uno stile di moda nato negli anni Settanta e sviluppatosi negli Ottanta che permette alle donne di mostrare la propria autorità in un contesto professionale e politico tradizionalmente dominato da uomini, attraverso un insieme di tecniche volte alla valorizzazione estetica dell’immagine, Elly Schlein ha affermato di rivolgersi a una armocromista, ovvero un’esperta di armocromia, una teoria che si occupa di identificare quali colori, sfumature e abbinamenti si addicano meglio a qualcuno.

Cinquanta caratteri, di un’intervista da oltre 22mila, che hanno scatenato una marea di reazioni. Dalle inevitabili prese in giro e canzonature, come quelle del suo ‘rivale’ interno, il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, che ha detto che se Schlein lo “paga la metà di quanto prende Enrica Caicchio”, dai 140 ai 300 euro all’ora, “io sarei in grado di proporre un risultato dal punto di vista cromatico anche migliore”, alla solidarietà per gli attacchi subiti, come quella, forse insospettabile, della ministra del Turismo, Daniela Santanchè, che dice ‘sì’ all’armocromista, “ma ben venga”, rivolgendo un invito alla leader dem: “Sia se stessa e viva la vita come meglio crede”.

Non è la prima volta che la moda e lo stile di abbigliamento diventano oggetto di dibatto politico.

Ne sa qualcosa, ad esempio, Matteo Renzi, che forse non per niente ha difeso l’esponente dem da “assurdi gli attacchi sul look”, sottolineando che “una decina di anni fa fui attaccato per lo stesso motivo”. Il leader di Italia Viva, infatti, anni fa fu criticato per alcuni scatti sulla rivista ‘Vanity Fair’, nonché ampiamente canzonato per una sua partecipazione ad ‘Amici’ di Maria De Filippi indossando una giacca di pelle. ‘Alla Fonzie’. Tanto che venne subito ribattezzato ‘Renzie’.

Di copertine ‘scottanti’, per così dire, se ne intende anche il leader leghista Matteo Salvini, che nel 2014 posò in mutante e cravatta, rigorosamente verde, per il settimanale ‘Oggi’, che non per niente per quell’edizione titolava “Salvini desnudo”, con tanto di foto in prima pagina. Tant’è, quando ancora era Nord, la Lega fece del colore ‘verde’ un vero e proprio simbolo identitario, sempre presente nel vestiario. Quest’ultimo, non abbandonato al caso neppure dall’allora leader della Lega Nord, Umberto Bossi, che addirittura ispirò un libro, ‘La canottiera di Bossi’ di Marco Belpoliti, che indagava l’immaginario leghista.

Leader in ascesa. Ma non solo. Il dibattito su moda e look ha investito anche la Presidenza del Consiglio, da Bettino Craxi, che nel 1979 fece scalpore presentandosi in jeans al Quirinale, passando persino all’allora presidente del Consiglio Mario Monti, su cui al tempo dell’insediamento si sprecarono le annotazioni sul suo “sobrio loden”. Non ne è rimasta immune neppure la premier Giorgia Meloni, che posò con un costume da bagno tricolore per ‘Novella Duemila’, che in copertina titolava “La sirena tricolore”.

Insomma, una cosa è certa: nella politica italiana se ne vedono di tutti i colori. Letteralmente.

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