I volontari dell’esercito russo, tra patriottismo e soldi

Non si sa quanti siano esattamente, né tantomeno quanti ne siano morti in battaglia. Sotto l’etichetta di ‘volontario’ dell’esercito russo ricadono decine di migliaia di uomini che hanno deciso di arruolarsi per partecipare alla cosiddetta operazione militare speciale.

Molti di loro hanno creduto e credono alle sirene della propaganda del Cremlino. Sono partiti per l’Ucraina con l’intenzione di sconfiggere il “nemico nazista” che controlla Kyiv e sta “perpetrando un genocidio contro la minoranza russofona” del Paese.

Il patriottismo e l’ideologia però non sono le uniche motivazioni che hanno spinto migliaia di uomini a imbracciare un fucile. Stipendi alti, bonus, riconoscimenti, possibilità di carriera, pensioni generose giocano un ruolo cruciale.

I volontari, infatti, possono guadagnare fino a 300mila rubli al mese, più di 4mila euro. Per dare l’idea, lo stipendio di un soldato arruolato va dai 177mila ai 215mila rubli. Senza considerare che nelle repubbliche più povere della Federazione come Buriazia o Daghestan il salario medio va dai 550 ai 440 euro.

Difficile fare un identikit del volontario tipo. Molti hanno esperienza militare e hanno già combattuto nell’Ucraina orientale nel 2014. Una buona percentuale, e non stupisce, proviene da piccole città o aree rurali depresse e con alto tasso di disoccupazione.

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