Iran, sono almeno 500 le vittime della repressione

Continua la violenta repressione in Iran da quando è cominciata la protesta per Mahsa Amini: dal 26 settembre al 7 dicembre, sono 508 le persone uccise durante i disordini, inclusi 69 bambini. Il numero di persone arrestate è superiore a 18mila.  

È l’ultimo aggiornamento dell’agenzia di stampa iraniana per i diritti umani Hrana.

Il report riferisce che finora si sono svolte più di 1.200 manifestazioni. Una protesta senza precedenti , che coinvolge per la prima volta ben 161 città del grande Paese del Medioriente.

E non si arresta la conta delle vittime, molte di giovanissima età, che vengono riconosciute anche a distanza di qualche tempo, come nel caso di Amin Marafet, un 16enne curdo rimasto ucciso il 30 settembre durante una manifestazione ad Ashineh, città di confine con il Kurdistan iraniano.

Sono i Pasdaran ad aver avuto il mandato dagli ayatollah di reprimere le manifestazioni pacifiche. Le loro mani e quelle delle milizie basij si sporcano di sangue ogni giorno che passa: studenti, lavoratori, uomini e donne che nonostante le minacce del regime si tolgono il velo o protestano nelle strade anche a costo della vita, invocando riforme economiche e sociali strutturali.

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