Il 1° giugno 1970 moriva Giuseppe Ungaretti

Il primo giugno 1970 si spegneva Giuseppe Ungaretti, uno dei principali poeti del XX secolo.

Inizialmente influenzato dal simbolismo francese, la sua poesia fu caratterizzata nei primi tempi da componimenti brevissimi, costituiti da poche parole essenziali e da analogie a volte ardite, compresi principalmente nella raccolta L’allegria (1916). In una seconda fase passò a lavori più complessi e articolati e infine, dopo la perdita prematura del figlio, si concentrò su opere meditative dall’intensa riflessione sul destino dell’uomo.

Nato ad Alessandria d’Egitto nel 1888, nel 1912 si trasferì a Parigi. Interventista, si arruolò come volontario e combatté prima sul Carso – dove scoprì ben presto sulla sua pelle il dramma della guerra – e poi in Francia. Nel 1916 pubblicò, grazie all’amico Ettore Serra, Il porto sepolto in 80 copie. Nel 1919 uscì Allegria di naufragi. Nel 1923 ripubblicò le poesie di Allegria di naufragi con il primo titolo, Il porto sepolto, con la prefazione di Benito Mussolini. Ungaretti aderì al fascismo firmando nel 1936 il Manifesto degli intellettuali fascisti redatto da Giovanni GentileNel 1936 si trasferì a San Paolo per insegnare letteratura italiana.

E fu in Brasile che nel 1939 morì a soli nove anni il figlio Antonietto, lasciando il poeta in uno stato di dolore e prostrazione, evidente in molte delle sue poesie successive, raccolte ne Il Dolore, del 1947, e in Un Grido e Paesaggi, del 1952.

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