Draghi: “Forse dovremo riaprire le centrali a carbone”

“Potrebbe essere necessaria la riapertura delle centrali a carbone per colmare eventuali mancanze di energia nell’immediato”, queste parole sono state pronunciate giovedì dal presidente del Consiglio, Mario Draghi durante l’informativa alla Camera dei deputati.

Fonte fossile altamente inquinante, l’Italia, insieme ad altri Paesi, alla conferenza di Glasgow del 2021 si era impegnata a non far più ricorso al carbone. Ora, a causa dell’impennata dei prezzi delle bollette e, in particolare, del problema nell’approvvigionamento del gas, si starebbe pensando a un passo indietro.

Passi indietro che non sono passati inosservate agli attivisti per il clima e a chiunque abbia a cuore il bene dell’ambiente. Molti fanno notare che basterebbe investire di più sulle energie rinnovabili per evitare carenze energetiche a causa del conflitto tra Russia e Ucraina. L’Italia infatti è uno dei Paesi più dipendenti dalle energie di altri Paesi e soprattutto, è tra le nazioni con il più basso investimento in energie naturali e rinnovabili.

E voi cosa ne pensate? Sareste d’accordo con la riapertura di queste centrali?

9 thoughts on “Draghi: “Forse dovremo riaprire le centrali a carbone”

  1. Questa mattina Angelo Bonelli di Europa Verde ha rilasciato un’intervista in cui ha dichiarato che “con le rinnovabili l’Italia potrebbe essere molto meno dipendenti dal gas russo in due anni”.

    Fino ad ora non l’abbiamo fatto perché non ci aveva mai pensato nessuno.

    Sempre stamattina il ministrO degli esteri tedesco ( non ministra ma ministrO) ha fatto notare che la Germania, oltre al gas, importa anche il 50% del suo carbone dalla Russia, e che quindi escludere la Russia dallo SWIFT significa un rischio concreto di blackout.

    Ma come! Non possono accendere le rinnovabili? Hanno 120 GW di potenza installata, più del loro fabbisogno nei momenti di picco di consumo! Possibile che in Germania nessuno abbia avuto questa idea brillantissima?

  2. Nella giornata di ieri, WWF Italia, Legambiente e Greenpeace Italia hanno lanciato un appello a Mario Draghi per chiedergli di non riaprire le centrali a carbone.
    Per far fronte all’aumento esponenziale dei prezzi del gas e ai possibili problemi di approvvigionamento, secondo loro bisogna “reagire in modo strutturale, e le soluzioni vere e strutturali sono evidenti e già alla nostra portata: energie rinnovabili, accumuli, pompaggi, reti, risparmio energetico, un mix formidabile”.

    Ora, a parte il fatto che tutti i paesi del mondo stanno lottando con estrema fatica per eliminare l’utilizzo dei combustibili fossili al 2050 e che quasi tutti prevedono di usare il nucleare, anche un bambino qui capirebbe la differenza tra una soluzione d’emergenza e una soluzione strutturale.
    Non è che Draghi ami il carbone, anzi: sfido chiunque a trovarmi qualcuno che oggi penserebbe seriamente di riaccendere le centrali a carbone con l’obiettivo di sostituire il gas a lungo termine.

    Tutti capiscono che la decisione di riaccendere i nostri impianti a carbone viene presa perché non abbiamo altra scelta e in via del tutto temporanea.

    Ovviamente l’alternativa definitiva dalle dipendenze del gas e del carbone ci sarebbe.
    Ma noi gli abbiamo detto follemente no.

    Perché noi siamo furbi…… o fessi

  3. Non avessimo detto no follemente al nucleare, ovvero alla forma di produzione di energia più potente, sicura e con il rendimento più alto esistente nonché la forma di produzione di energia che usa meno materiali da costruzione, produce meno co2 e usa meno spazio delle altre forme di produzione di energia non avremmo bisogno del carbone.

    Però noi siamo furbi

  4. Si potrebbe investire sugli impianti fotovoltaici a iniziare dagli edifici che ospitano uffici pubblici e in seguito alle strutture private come aziende e attività commerciali. Si potrebbe anche intensificare l’utilizzo dei rifiuti organici per la produzione di gasolio e olio combustibile.

  5. Nelle more che si investa e generi molto rinnovabile, le centrali a carbone possono essere una valida alternativa. Gli ambientalisti non hanno capito che ci vorranno almeno due anni per vedere i frutti dell’investimento sul rinnovabile, pertanto il carbone potrebbe essere una valida alternativa, se non vogliamo morire dal freddo e senza energia elettrica. Senza mettere in conto che una bombetta nucleare potrebbe mandare gli ambientalisti sulla luna.

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