Il protagonismo politico di Salvini e le difficoltà di Meloni

Quando un popolo vota ha sempre ragione, ovunque voti”. Non solo. “Le elezioni fanno sempre bene, sia quando uno le vince che quando le perde”. E ancora. “Ci sono state delle elezioni e quindi perché prendiamo atto del voto dei cittadini russi, sperando che il 2024 sia l’anno della pace”.

Queste le parole pronunciate due giorni fa dal vicepremier e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, a commento delle elezioni presidenziali russe, trasformatesi non senza sorprese in un plebiscito annunciato in favore di Vladimir Putin. Le dichiarazioni del leader leghista sono state sostanzialmente antitetiche a quelle del vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che nelle stesse ore aveva parlato di elezioni chenon sono state né libere né regolari” e che “hanno riguardato anche territori ucraini occupati illegalmente”.

Le dichiarazioni filo putiniane di Salvini non sono passate inosservate. Anche perché il leader leghista è stato tra i pochissimi leader occidentali a salutare positivamente una consultazione elettorale, quale quella russa, che tutto potrà essere stata tranne che libera e democratica, accodandosi invece ai commenti positivi dei rappresentanti, ad esempio, di Cina, Corea del Nord, Iran e Bielorussia. Le cancellerie democratiche d’Europa e di tutto il mondo hanno alzato più di un sopracciglio a seguito dei commenti del numero due del governo italiano. Tuttavia, l’irritazione maggiore, se possibile, è stata quella di Palazzo Chigi, con la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, descritta comesu tutte furie” da più di una ricostruzione giornalistica.

Salvini èun problemae la sua posizione sulle elezioni in Russia èintollerabile”. Così avrebbe detto ai suoi Giorgia Meloni. Secondo quanto riferito quest’oggi da ‘Repubblica’ e ‘Corriere della Sera’, la premier è su tutte le furie”. Soprattutto dopo che l’agenzia ‘Reuters’ ha rilanciato in inglese le parole di Salvini, mettendo nero su bianco: “Il vice primo ministro italiano ha preso le distanze dalla risposta critica dei leader occidentali alla schiacciante vittoria di Putin, affermando che il verdetto degli elettori deve essere accettato”. Una sintesi devastante per l’immagine dell’Italia. Ma anche per quella dell’esecutivo, con Meloni che ha fatto dell’appoggio incondizionato all’Ucraina e al presidente Volodymyr Zelensky una sua cifra, nonché suo vanto, come dimostrato anche dal recente viaggio negli Stati Uniti, durante il quale ha ricevuto un abbraccio e un bacio in fronte dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Senza contare, avrebbe evidenziato Meloni ai suoi, che la presa di posizione di Salvini mina la credibilità del nostro Paese nell’anno della presidenza italiana del G7.

Le esternazioni di Salvini si inseriscono nell’ambito della strategia scelta dal leader leghista in vista delle elezioni europee. Infatti, non avendo margine di manovra sui temi a lui cari, come ad esempio l’immigrazione, nel tentativo di rimediare voti in vista delle europee, il vicepremier e leader leghista sta cercando di mobilitare e conquistare l’appoggio dell’elettorato di estrema destra, tentando l’ardua impresa di superare da destra Meloni. Che Salvini sta marcando a uomo. Se la premier incontra Biden, il vicepremier fa le congratulazioni al suo rivale Donald Trump per la vittoria alle primarie con tempismo preciso. E non appena Meloni incontra e dimostra unità di intenti con la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, allora Salvini lancia la sua campagna elettorale europea avendo come primo obiettivo proprio Von der Leyen. E “se qualcuno del centrodestra preferirà la poltrona, la comodità, il politicamente corretto e l’inciucio con i socialisti rispetto a un centrodestra unito non farà un dispetto a Matteo Salvini o alla Lega, ma farà il male dell’Italia e degli italiani”. Così tuonava il leader leghista, tre giorni fa: da una parte un colpo a Meloni, dall’altra l’annuncio di una manifestazione della Lega il 25 aprile, data non certo casuale, in linea con il riposizionamento leghista sempre più a destra. Che, per altro, da vicepremier, val bene l’ennesimo sfregio alla Repubblica.

Le dichiarazioni di elogio a Putin, ma anche quelle sulla guerra e l’occhiolino ai no vax: il leader leghista è alla ricerca dell’appoggio dell’elettorato di estrema destra, anche a costo di mettere in crisi gli equilibri di governo, visibilmente in imbarazzo. Tuttavia, la partita che Salvini sta giocando avrebbe più ampio respiro. E ciò è proprio quel che più preoccuperebbe Meloni. Non è tanto la prospettiva di un cattivo risultato della Lega alle elezioni europee, e un possibile strappo definitivo con il governo, a mettere sull’attenti la premier, quando più il posizionamento internazionale del vicepremier e ministro delle Infrastrutture. Infatti, Salvini sta guardando Oltreoceano, alla probabile vittoria di Donald Trump. Con il più che possibile ritorno alla Casa Bianca diThe Donald’, infatti, cambieranno gli equilibri nella guerra in Ucraina. E forse anche la percezione dell’opinione pubblica, che oggi in maggioranza sostiene Kiev, pur con crescenti riserve. Ma, soprattutto, in caso di vittoria di Trump, e di un consequenziale disimpegno statunitense in Ucraina, Meloni si ritroverà nella posizione di dover sostenere Zelensky, prestando ulteriormente il fianco agli attacchi di Salvini.

Se le dichiarazioni di Salvini hanno imbarazzato il governo, come riportato anche da alcune ricostruzioni de ‘La Stampa’, l’insofferenza è forte anche all’interno della stessa Lega. Nella quale il vicepremier sarebbe sempre più isolato. “Queste sue uscite ci mettono in difficoltà e ci confinano in una nicchia elettorale”, ci si sfoga nelle chat interne degli eletti della Lega, irrequieti sia per il calo nei consensi, sia per le scelte di Salvini, non ultima quella di ‘corteggiare’ ferventemente il generale Roberto Vannacci per un possibile posto alle europee. Le posizioni di Salvini “non sono più comprensibili”, spiegano alcuni deputati leghisti, che interrogati dai loro colleghi, di maggioranza e opposizione, sulle posizioni del loro leader non sanno più “nemmeno come rispondere”. Non il modo più semplice di affrontare una campagna elettorale. Che per Salvini, non da oggi, è permanente.

1 thought on “Il protagonismo politico di Salvini e le difficoltà di Meloni

Lascia un commento