Innovazione e tecnologia, perché l’Italia resta fanalino di coda

“Gli svizzeri, dopo aver inventato l’orologio a cucù, si sono presi tre secoli di riposo”. La battuta del celebre scrittore di spy stories Gerard de Villiers fa sempre ridere. Alla generalizzata e stereotipa visione degli svizzeri vanno aggiunti il formaggio coi buchi, la cioccolata e il segreto bancario. Ma volendo essere seri la Svizzera è il Paese che noi siamo stati e vorremmo ancora essere, ma non siamo più. Ovvero un Paese di inventori, oltre che di poeti, santi e navigatori.

La Svizzera infatti, nell’edizione 2023 del Global Innovation Index (GII) che stila la classifica delle economie più innovative del mondo, è al primo posto. Naturalmente tutti gli indici e le statistiche si prestano a obiezioni e distinguo. Tuttavia il GII, giunto alla 16esima edizione, è un survey che considera 132 economie sulla base di 80 indicatori. Insomma l’analisi raffinata e la quantità di informazioni offrono ai decisori un quadro d’insieme che non può essere ignorato. O liquidato con la superficialità che sovente caratterizza la nostra classe politica e di governo.

Detto che Svezia, Stati Uniti, Regno Unito e Singapore seguono nell’ordine la Svizzera, e che l’Italia è al 28esimo posto della classifica mondiale e al 17esimo in quella europea, vanno segnalati due aspetti cruciali. Il primo riguarda i grandi avanzamenti tecnologici, il cui impatto sociale però rimane basso. Anche a causa delle turbolenze globali causate da elevata inflazione, aumento dei tassi di interesse e conflitto geopolitico. Il secondo indica che i migliori cluster scientifici e tecnologici del mondo nel 2023 chiamati anche hub, dove si trova la più alta densità di inventori e autori scientifici, sono tutti fuori dall’Europa.

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3 thoughts on “Innovazione e tecnologia, perché l’Italia resta fanalino di coda

  1. forse perché in italia non si investe sulla ricerca, perché i cervelli scappano da lavori sottopagati e perché in italia la cultura del “pago un tozzo di pane” regnano sovrani? quando le “risorse” sono i migranti, che tipo di innovazione vuoi avere?

  2. Gianluca ha ragione. Aggiungerei che se negli USA il 20% delle start up ha successo mentre in Italia un 10% scarso, lo dobbiamo alla mancanza di fondi e di coraggio da parte delle banche d’affari. Non ultimo il fatto che spesso le banche d’affari per prime propongano all’impresa di spostare il suo centro decisionale e operativo in altri stati. L’Italia non è competitiva perché è strutturata per sopprimere le aziende, non per farle crescere. Pressione fiscale, burocrazia, infrastrutture sono tutte contro chi vuol fare impresa. D’altronde la pianificazione geopolitica e industriale, da parecchio tempo ha voluto la deindustrializzazione dell’Italia vista dalla Germania e dalla Francia come un pericoloso competitor.

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