L’allargamento dei Brics cambierà l’ordine mondiale?

Cyril Ramaphosa, presidente della Repubblica del Sudafrica, ha annunciato che i BRICS avranno altri sei membri effettivi dal prossimo primo gennaio: Argentina, Egitto, Etiopia, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Iran.

Questa fase di ampliamento, alla quale verosimilmente ne seguiranno altre negli anni futuri, assume una grande valenza storica. Difatti, non solo rappresenta il primo ampliamento del gruppo dall’ingresso del Sudafrica nel 2010, ma sembrerebbe anche che i membri originari abbiano intrapreso la giusta strada per la costituzione di una valida alternativa all’ordine liberale internazionale dominato dall’Occidente.

L’acronimo ‘BRICS’ è stato coniato nel 2001 dall’economista della Goldman Sachs Jim O’Neill per descrivere le economie in rapida crescita che avrebbero dominato collettivamente l’economia globale entro il 2050, ovvero Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Questi Paesi si propongono di costruire un sistema commerciale globale attraverso accordi bilaterali che non siano basati sul dollaro. Fra gli obiettivi dei BRICS vi è infatti la de-dollarizzazione del mercato finanziario globale. 

L’ultimo vertice di Johannesburg e la guerra in Ucraina rappresentano un appuntamento di valore storico perché momento di passaggio da una coscienza puramente economica ad una presa di posizione politica del Global South’. Si è trattata di un’occasione per dare forma politica e istituzionale a un’esigenza presente da tempo e che è fondata nella crescita del peso economico del Sud del Mondo rapportato a quello del G7. Questa presa di coscienza, tuttavia, rappresenta solo un piccolo passo, parte di un lunghissimo processo che i Paesi del Global South dovranno gestire con cautela.

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