C’è grande ipocrisia sulle scommesse nel calcio

Improvvisamente si sono accorti tutti dell’elefante nella stanza. Il presunto grosso male che attanaglia il calcio italiano, quello delle scommesse.

Sull’onda emotiva dell’ultimo scandalo che ha coinvolto, per ora, giocatori come Nicolò Fagioli, Sandro Tonali e Nicolò Zaniolo, è diventato facile puntare il dito su un sistema in cui tutti perdono, tranne il banco. Certo, il doveroso distinguo è che i calciatori finiti nei guai giocavano cifre considerevoli sui siti illegali, perché in quanto tesserati impossibilitati ad accedere ai circuiti gestiti dallo Stato. Intanto però l’altro ramo, quello perfettamente legale del gioco pubblico, si è fatto sempre più martellante nella quotidianità di qualsiasi appassionato, in barba a norme che in teoria vieterebbero tutta questa invasività.

È impossibile assistere a una partita di calcio senza venire bombardati da quelle che a tutti gli effetti sono pubblicità di scommesse. La pubblicità sul gioco d’azzardo era stata proibita nel 2018 dal primo governo Conte. L’obiettivo doveva essere quello di tutelare le categorie più vulnerabili, cioè i minori e gli anziani, ma è bastato creare dei siti di intrattenimento ad hoc e di news sportive con nomi che chiaramente rimandano alle agenzie di scommesse per aggirare la norma. Persino il giornale sportivo più letto d’Italia, ‘La Gazzetta dello Sport’, ha una sua piattaforma di scommesse, così come Dazn, che ha i diritti per trasmettere le partite della Serie A. In più ci si è messa pure l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che nel 2019 ha dato il suo ok alle rubriche di confronto delle quote, contenitori considerati di informazione e non pubblicità. Risultato: divieti quasi completamente elusi e continui messaggi, più o meno impliciti, che assillano ogni tifoso durante la fruizione dell’evento.

E la situazione potrebbe anche peggiorare, visto che il ministro dello Sport Andrea Abodi si è detto pronto arendere nuovamente legali pubblicità e sponsorizzazioni delle aziende del betting”, coi relativi introiti per i club e tutto il sistema calcio.

L’Agenzia delle accise, dogane e monopoli ha calcolato in 136 miliardi di euro la cifra totale delle puntate degli italiani nel 2022, in netta crescita sugli anni precedenti. Qualcuno sviluppa una forma di dipendenza dal gioco d’azzardo: secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità, aggiornati al 2018, si tratta di un milione e mezzo di persone.

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