Incidente Mestre, sotto accusa il guardrail

La Procura di Venezia indaga con l’ipotesi di omicidio stradale plurimo in relazione al disastro dell’autobus precipitato da un cavalcavia a Mestre la sera del 3 ottobre. Nel frattempo, sono state identificate le 21 vittime dell’incidente, tra cui un bambino di un anno e mezzo e una ragazzina di undici anni.

Le principali ipotesi sulle cause della tragedia sono una manovra azzardata oppure un malore dell’autista. Tuttavia, sotto accusa c’è anche il guardrail, la barriera di protezione oltre la quale è precipitato il mezzo. Secondo quanto spiegato al ‘Corriere della Sera’ dall’ingegnere Alfredo Principio Mortellaro, ex direttore dell’Agenzia nazionale per la sicurezza delle infrastrutture stradali e autostradali e presidente della Commissione ministeriale che ha indagato sul disastro del Morandi, la forma a doppia onda della barriera di protezione è ormai obsoleta. “Considerato il traffico di mezzi pesanti che c’è su quel ponte, la sicurezza non è garantita. Avrebbe dovuto essere sostituito dieci anni fa, perché così veniva richiesto dalla normativa europea e italiana”, ha spiegato l’esperto. “Sapevamo che si doveva sostituire, ma non c’era alcun obbligo. I lavori sono comunque in corso e riguardano l’intera soletta” è stata la replica del Comune di Venezia, proprietario e gestore del ponte.

Quanto invece alla presunta mancanza di una protezione, l’assessore alla Mobilità del capoluogo veneto, Renato Boraso, ha spiegato che tale presunta ‘assenzadi barrieredi un metro e cinquanta è un punto di passaggio, un varco di accesso per motivi di sicurezza, per la manutenzione”, sottolineando che si tratta “di una piccola interruzione che si trova, talvolta, lungo i guardrail”.

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