“Dure sanzioni per chi delocalizza la produzione”

Professional engineer metalworker operating CNC milling machine center in manufacturing workshop.

Se sposti la produzione all’estero ‘fuggendo’ dall’Italia e creando danni all’economia del Paese e soprattutto ai dipendenti subirai un inasprimento delle sanzioni. A ipotizzarlo è il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, intervistato da La Stampa.

L’annuncio di Orlando prende spunto dai recenti casi di delocalozzazioni con annessi licenziamenti di Whirpool, Gkn e Giannetti. Per Orlando le soluzioni vanno cercate sia a livello nazionale che europeo: “E’ importante limitare con un salario minimo il dumping salariale che alcuni paesi dell’Ue applicano”. In secondo luogo è necessario utilizzare i fondi del Recovery plan per “responsabilizzare le imprese”.

37 thoughts on ““Dure sanzioni per chi delocalizza la produzione”

  1. E’ importante limitare con un salario minimo il dumping salariale che alcuni paesi dell’Ue applicano
    E sanzioni

    Ma che belle idiozie, giusto un keynesiano poteva produrle

  2. Lavorare invece per uscire dal 74esimo posto nel mondo per indice di libertà d’impresa? Dimezzare i tempi della giustizia doppi o tripli rispetto alle altre nazioni e abbattere la farraginosità della pa? Fa schifo?

    Perché gli altri paesi dovrebbero rendersi meno efficienti per fare un favore a noi che siamo totalmente inefficienti?

    1. Hai detto bene “Era”, purtroppo i rimasugli li abbiamo in Italia e fanno pure danni. Per sapere cosa era il comunismo basta leggere, visitare i paesi sotto la sua dittatura e farsi un’idea. I paesi che hanno subito il comunismo sono tutti spariti

  3. Anziché punire solo le aziende pensate pure ad abbassare la pressione fiscale, siamo tra i paesi a maggior pressione fiscale con miseri controlli su piccole e medie aziende ma che esaspera grandi aziende e stipendiati. Sappiamo prendere ad esempio dagli altri stati europei solo quando ci conviene.

    1. Ma se abbassano le tasse ( cosa che mi vede pienamente d’accordo con te ) come fanno a pagarsi i loro lauti stipendi
      Fanno presto a minacciare sanzioni quando tutti sappiamo quali sono i veri problemi

  4. Rella, di logico non c’è minimamente niente, visto che le sedi fiscali e legali delle imprese non sono in nazioni dell’est ma in Europa centrale e occidentale.

    Invece di abbattere gli altri, perché non ci innoviamo noi? Perché non diventiamo competitivi come Paesi Bassi, Irlanda, Germania e nazioni nordiche?

    Ma tu tutte queste cose non le sai e a queste domande non sai rispondere

    1. Io credo che riusciremo forse solo a sfiorare la condizione economica dei Paesi Bassi dopo non meno di 20 anni di cambiamento.Purtroppo però da sinistra a destra nessun partito sembra avere intenzione di far avvenire ciò,quindi mi sa che ci tocca arrangiarci

    2. Serve la volontà, niente altro: i britannici la ebbero nel 1979, i tedeschi nei primi anni 2000, gli spagnoli nel 2013.

      Meno pressione fiscale, meno burocrazia, meno tempi della giustizia, meno spesa pubblica più libero mercato e libera concorrenza. Persino gli spagnoli ci sono arrivati

    3. Ma queste cose tu le sai, ma non te ne fotte un c. perché non ti riguardano. E sono sicuro che se avessi avuto licenziamento su whatsapp senza preavviso la penseresti molto diversamente

  5. Mi spiace, caro rella, se fossimo nelle nazioni citate i lavoratori verrebbero riassorbiti dal mercato e dalla concorrenza, ma siamo in Italia, qui il libero mercato non c’è.

    Veramente le so benissimo e mi riguardano in quanto figlio e nipote di operai.

    Se vivessimo in una nazione con libera concorrenza e libero mercato e se fossi capace mi metterei subito in cerca di lavoro e in tre giorni lo troverei, come accade nelle nazioni citate.

    Ma tu tutte queste cose non le sai, tu alle domande che ho fatto non sai la risposta

  6. Mi spiace rella, facta

    Siamo 74esimi nel mondo per indice di libertà d’impresa (ossia, il temibile capitalismo neoliberista) stilata dalla Heritage Foundation;
    nel 2017 la spesa pubblica ammontava al 49% del PIL;
    circa il 70% dell’economia è intermediata dallo Stato;
    i dipendenti pubblici sono circa 3 milioni, praticamente 1 su 7, senza contare tutte quelle aziendine che sono direttamente collegate alla PA e allo Stato;
    ci sono quasi 13.000 istituzioni diverse in cui lavorano i dipendenti pubblici;
    fra decreti e leggi si contano più di 110.000 regolamenti sulle vite dei cittadini;
    la tassazione sulle imprese è la seconda più alta d’Europa, al 59%;
    l’Italia è al 127esimo posto nella classifica dei paesi per flessibilità nell’assumere e licenziare dipendenti (Fonte: WEF);
    Siamo al 103esimo posto nella classifica dei paesi per mercati che premiano le competenze e il merito;
    Siamo al 128esimo posto nella classifica per la facilità nel pagare le imposte (Fonte: Doing Business);
    l’Italia è al 98esimo posto nella classifica per la facilità di aprire un’impresa.

    Dalla relazione “Doing Business” della Banca Mondiale emergono dati (Paesi Bassi preso come modello Vs Italia) come:
    – durata media giudizio ordinario: 514 giorni Vs 1250;
    – avvio di un’attività: 3,5 Vs 11 giorni;
    – costo di avvio di un’attività: 4 Vs 13,8% del reddito Pro Capite
    – competitività dell’economia: 4° Vs 31° su 140;
    – durata procedure concorsuali: 1 Vs 5,3 anni.

    Quindi, caro rella, sbugiardato su tutta la linea.

    Come al solito non ne azzecchi una, non sai minimamente di cosa parli e come sempre tutte queste cose non le sai

  7. La maggior parte delle multinazionali sono il cancro della economia dei Paesi. Ricattano i governi pagando pochissime tasse, ottengono enormi incentivi statali e poi lasciano a casa i lavoratori e chiudono per riaprire dove la manodopera non costa niente.

  8. Veramente non sono nulla di tutto ciò. Sono imprese private nate dalla innovazione di un visionario che in determinati casi non ricattano ma anzi sono colluse con la politica che gli influenza il piano operativo e la nomina degli alti dirigenti per ottenere più presenza dello stato nell’economia.
    Pagano le giuste tasse con la concorrenza tra nazioni o anche interna alla stessa nazione come accade in Svizzera e assumono i lavoratori bravi

  9. Chiudere il recinto quando i buoi sono scappati serve a poco. Sono vent’anni che assistiamo a una delocalizzazione selvaggia dovuta alla concorrenza delle multinazionali e alle opportunità che venivano concesse a chi delocalizzava. Finché concedi alla imprese di delocalizzare all’estero la produzione e poi quando importano i beni prodotti non fai pagare dazi adeguati, e’ ovvio che chi può delocalizza.

  10. Caro Orlando se invece di farti le pippe su temi astrusi ti fossi preoccupato della perdita di lavoro causata dalla delocalizzazione, forse adesso non saremmo in questa situazione e forse il PD avrebbe il 40% invece del 15% che realmente ha.

  11. e se per evitare delocalizzazioni abbattessimo tasse e spesa pubblica ed uscissimo dal 74esimo posto nel mondo per indice di libertà d’impresa? Se dimezzassimo i tempi della giustizia doppi o tripli rispetto alle altre nazioni ed eliminassimo le più di 6000 partecipate pubbliche?

  12. Le imprese vanno in Cina, India lì trovano lavoratori-schiavi che pagano 1€ al giorno e vivono nei dormitori. Tirare in ballo modelli degli anni 80 quando oggi con la globalizzazione gli scambi e lo spostamento di persone, cose e capitali è diventato facile ed economico è a dir poco anacronistico.

  13. Sto parlando della sede fiscale, legale e operativa che in quanto a qualità possiamo compere rispetto alla quantità. Sto parlando del’abbattere il costo del lavoro, della burocrazia e dei tempi della giustizia per far avere sede fiscale, legale e operativa in Italia.

    Veramente la globalizzazione è avvenuta dagli anni 90 in poi grazie alle politiche adottate negli anni 80, posto che segnalo che le politiche liberiste i Paesi Bassi, l’Irlanda e la Spagna le hanno hanno adottate dal 2010 in poi.

    Ma tu tutte queste cose non le sai, non sai nulla. Credi che il mondo finisca alla spiaggia italiana

  14. Sì perchè le imprese italiane delocalizzano in Spagna e Irlanda. Le normative fiscali a livello europeo dovrebbero essere armonizzate altrimenti si innescherebbe concorrenza tra Stati membri ad abbassare le tasse a danno delle casse degli Stati e dei conseguenti servizi. Ma qui si parla di imprese tipo la Fiat che ha preso negli anni finanziamenti statali e lo Stato non ha messo nessun vincolo.

  15. Le imprese italiane spostano la sede fiscale a Londra o nei Paesi Bassi e quella legale in Irlanda o a Parigi

    No, nessuna normativa va armonizzata in quanto la sovranità fiscale è in capo agli stati nazionali, sono loro che liberamente decidono quante tasse applicare.

    È proprio la concorrenza che ha prodotto efficienze come quella dei Paesi Bassi, quella belga, quella austriaca, quella Irlandese e invece ha lasciato inferno in terra come quello italiano o greco.

    No, se le tasse si abbassano i servizi migliorano, poiché lo stato è obbligato a usare meno fondi per dare meno servizi, ergo quelli che da, politica estera, difesa, giustizia, sicurezza, politica monetaria e politica fiscale a livello federale, le offre di qualità, in quanto si occupa solo di quelle e non di tutte le altre.

    Segnalo che da liberista sono contro gli aiuti di stato, in una nazione liberista, quale non è l’Italia, se una impresa non è in grado di stare sul mercato ci sarà qualcun altro che lo farà al posto suo

  16. Ma giustamente, ti tutte queste cose non le sai, visto che credi che le altre nazioni siano cattive cattive che attraggono impresa al posto nostro.

    E se le copiassimo? Se imitassimo i Paesi Bassi o la Germania portandoci anche noi al loro livello di debito-pil, spesa pubblica e pressione fiscale? Se adottassimo il sistema pensionistico dei Paesi Bassi che al 2019 era il migliore del mondo al contrario nostro che lo avevamo al pari dell’Indonesia?

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