Gestazione per altri, la Corte europea condanna l’Italia

Mother holding the hands of a new born baby. Original public domain image from Wikimedia Commons

Lo Stato italiano ha violato i diritti di una bambina, nata nel 2019 in Ucraina dalla gestazione per altri, negando il riconoscimento legale del rapporto di filiazione con il padre biologico e facendo di lei di fatto un’apolide.

Lo ha deciso la Corte europea dei diritti umani, giudicando l’Italia colpevole di aver violato il diritto alla vita familiare e privata della piccola. Le autorità italiane dovranno inoltre risarcire la bambina pagando 15mila euro per danni morali e oltre 9mila per le spese legali sostenute dal padre biologico e dalla madre intenzionale.

Il ricorso a Strasburgo è stato presentato dopo che alla coppia italiana era stato più volte negato da uffici dell’anagrafe e tribunali il riconoscimento del legame di filiazione. “Il rifiuto delle autorità nazionali di riconoscere il padre biologico e la madre intenzionale come suoi genitori, da un lato, e il fatto che non avesse la cittadinanza, dall’altro, la ponevano in uno stato di grande incertezza giuridica”, si legge nel ricorso. La bimba, infatti, non ha né documenti di identità né tessera sanitaria, il che le avrebbe precluso l’accesso all’istruzione pubblica. Nella sentenza la Corte europea afferma che la piccolaè stata tenuta fin dalla nascita in uno stato di prolungata incertezza sulla sua identità personale”. E sottolinea come i tribunali italiani abbiano “fallito nell’adempiere all’obbligo di prendere una decisione rapida per stabilire il rapporto giuridico della bimba con il padre biologico”.

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