L’Iran contro le celebrità: “Alimentano le rivolte”

Non si placano le proteste in Iran. La popolazione è ancora in piazza per manifestare contro il governo dopo la morte di Mahsa Amini, uccisa dopo essere stata arrestata dalla polizia morale per aver indossato male il velo islamico. Tanti i messaggi di sostegno arrivati da registi, attori, musicisti e sportivi. La stessa nazionale di calcio iraniana è scesa in campo a Vienna contro il Senegal con indosso una tuta nera. Oggi però è arrivata la risposta di Teheran. “Agiremo contro le celebrità che alimentano le fiamme della rivolta”, ha dichiarato il governatore della provincia Mohsen Mansouri. Sotto i riflettori anche i reporter, con l’accusa di aver portato la notizia all’attenzione del mondo intero.

“In tempi difficili, chi è famoso grazie allo Stato ha deciso di schierarsi contro il nemico”. È l’accusa del capo della magistratura iraniana Gholamhossein Mohseni Ejei, che non ha risparmiato parole dure nei confronti di coloro che supportano le donne nelle proteste. Sulla stessa linea anche le dichiarazioni del presidente Ebrahim Raisi che, pur confermando il “forte dolore” per la morte di Amini, ha ricordato importanza della sicurezza nazionale. “Rappresenta la linea rossa della Repubblica islamica dell’Iran, a nessuno è permesso infrangere la legge e seminare il caos”, ha avvertito. Intanto però le manifestazioni non accennano a placarsi. Da due settimane, le donne del Paese sono scese in piazza al grido di “Vita e Libertà”, bruciando il velo e tagliandosi i capelli in segno di dissenso.

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