Cina, decine di dissidenti politici rinchiusi in strutture psichiatriche

La Ong Safeguard Defenders ha denunciato il governo cinese. L’accusa al Partito comunista è di aver rinchiuso in strutture psichiatriche, senza alcuna necessità o giustificazione medica, diversi oppositori politici. L’organizzazione racconta che «nel 2022 il Partito comunista cinese imprigiona ancora regolarmente oppositori politici negli ospedali psichiatrici nonostante più di un decennio fa abbia applicato modifiche legislative per frenare questa pratica barbara». Il sistema sarebbe stato usato dalla Cina fin dagli anni ’80 e ancora, dopo oltre 40 anni, non accenna a fermarsi.

La pratica in questione è nota con il nome di Ankang e si tratta del ricovero forzato in strutture psichiatriche di prigionieri politici e dissidenti. Nonostante le riforme approvate sulla carta, secondo l’Ong la Cina continua a mettere in atto il ricovero. Oltre 99 i casi di ricoveri per motivi politici tra il 2015 e il 2021, come si legge nel rapporto stilato dalla Ong Safeguard Defenders grazie alle interviste dell’organizzazione cinese Civil Rights and Livelihood Watch. Quest’ultima, fondata dalla giornalista Liu Feiyue, ha raccolto un gran numero di testimonianze con interviste alle vittime e alle loro famiglie.

Il racconto dell’Ong è chiaro: «In nome del mantenimento della stabilità il Partito è in grado di allontanare gli attivisti senza alcuna speranza di vedere un avvocato o di andare a processo, mentre diagnostica loro una malattia mentale in modo che siano socialmente isolati anche dopo il rilascio. Molti pazienti hanno subito abusi fisici e mentali.

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